ROMA - Il direttore dell'
Avvenire Dino Boffo smentisce si difende sul suo quotidiano le accuse rivoltegli da Vittorio Feltri. Il testo dell’articolo pubblicato oggi si intitola "Dieci falsità:le deformazioni del
Giornale e la realtà dei fatti", e ha lo scopo di chiarire definitivamente la vicenda giudiziaria del 2002 tirata fuori dal quotidiano appartenente alla famiglia Berlusconi.
Queste la principali argomentazioni:
La lettera anonima. Il Giornale afferma di essere in possesso di una "nota informativa" di matrice giudiziaria in cui si definisce Boffo "un noto omosessuale" protagonista di "relazione con un uomo sposato". Ma, spiega l'
Avvenire "Si tratta solo di una lettera anonima diffamatoria". E dalla stessa lettera anonima viene anche la notizia che Boffo sarebbe stato "attenzionato dalla Polizia di Stato per le sue frequentazioni". Nulla di tutto ciò, spiega il direttore dell'Avvenire, è contenuto in un documento giudiziario. La schedatura è stata anche smentita, dopo una verifica, dal ministro dell'Interno.
Le telefonate. La "querela" sporta da una signora di Terni è un altro falso. Spiega Boffo che la denuncia fu sporta contro ignoti, e che fu rimessa dopo che venne ipotizzato il coinvolgimento del cellulare in uso al suo ufficio. Anche perché lui conosceva la donna vittima delle molestie, e lo ha ammesso (mentre
Il Giornale scrive che Boffo avrebbe dichiarato di "non aver mai conosciuto la donna"). Per quanto riguarda le intercettazioni, il gip di Terni ha confermato: agli atti ci sono semplicemente i tabulati dai quali emergono telefonate partite da uno dei telefoni cellulari dell'ufficio di Boffo.
L'omosessualità. Secondo l'
Avvenire il dettaglio sarebbe stato "pruriginosamente tirato in ballo dall'estensore della famigerata "informativa anonima" e dal Giornale che ha coagulato l'attacco diffamatorio proprio su questo punto". E per quanto riguarda pedinamenti e molestie, agli atti c'è solo un riferimento a "rapporti sessuali": ma, come ha specificato il gip di Terni "tra la donna e suo marito".
Il patteggiamento. E se
Il Giornale afferma che Boffo in qualche modo ammise di essere colpevole e diede incarico al suo legale di "patteggiare" la pena, il diretto interessato precisa che "non ha patteggiato alcunchè e ha sempre rigettato l'accusa di essere stato autore di telefonate moleste". Boffo inoltre non avrebbe mai, come invece sostiene il quotidiano diretto da Feltri, reso pubbliche ricostruzioni della vicenda.
La nota informativa. Il testo pubblicato dall'
Avvenire conclude ribadendo, all'ultimo dei dieci punti, la falsità della cosiddetta "nota informativa": "La campagna diffamatoria incredibilmente ingaggiata dal
Giornale si basa sin dall'inizio sulle gravissime affermazioni e deformazioni contenute in quel testo anonimo".
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