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Anche Legambiente Umbria interviene sulle notizie relative alle infiltrazioni mafiose nel "cuore verde" d’Italia, ma lo fa ripetendo però la solita trita filastrocca che suona come accusa nei confronti di chi si ostinerebbe a descrivere la nostra regione come “un’isola felice”, per concludere, naturalmente che questa fatidica isola immaginaria non c’è più, un fatto sul quale naturalmente concordiamo. Vorremmo però sapere – e non è la prima volta che lo chiediamo, senza avere però ancora ottenuto risposta, che ci si dica chi e in quale occasione abbia mai usato, di recente ed anche in passato, questa poco felice espressione. Ci auguriamo, dunque, che almeno in questa occasione di vedere soddisfatta la nostra curiosità. Diciamo questo con profondo dispiacere, perché da Legambiente, associazione che stimiamo profondamente per l’azione intelligente che svolge in difesa della natura e, quindi della nostra salute e qualità della vita, ci saremmo attesi un linguaggio diverso,scevro dafrasi fatte stantie e stancamente ripetute. Come pure generica è, a nostro parere, l’accusa che la stessa associazione rivolge alle “rappresentanze istituzionali e tutte le forze titolate al controllo del sistema sociale regionale” che “sembrano accorgersi solo adesso del fenomeno”. Un’accusa ingenerosa ed ancora una volta tutta da documentare perché si dimentica, forse, che il tema sicurezza è da tempo al centro proprio del dibattito istituzionale e che, comunque il compito di tranquillizzare i cittadini spetta principalmente alle forze dell’ordine che sono state continuamente stimolate ad agire in tal senso, cosa che, come si vede, stanno facendo cogliando qualche buon risultato. Ma sì sa, da un po’ di tempo a questa parte sparare sulle pubbliche istituzioni ed ancor più sulla politica è esercizio assai facile e soprattutto comodo. Quanto al resto, riconosciamo senz’altro il fatto che Legambiente pubblichi da anni il suo rapporto sulle ecomafie, nel quale si sosteneve che la nostra regione non era immune da infiltrazioni di eco-criminalità organizzata e che al riguardo erano stati individuati due settori più permeabili e già permeati: il traffico dei rifiuti e il ciclo del cemento. “Fu proprio nella nostra regione – rileva Legambiente - che, grazie all'operazione "greenland", compiuta dai carabinieri del N.O.E., venne arrestato su ordine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Spoleto il legale rappresentante di una società di Trevi, che si occupa della gestione dei rifiuti. Fu il primo arresto di un eco-trafficante in violazione del nuovo articolo 53 bis del Decreto Ronchi, riguardante l'organizzazione per il traffico illecito dei rifiuti. Si mise così in luce il ruolo che l'Umbria svolge nel traffico di rifiuti speciali, che vengono smaltiti in maniera illecita nel sud da diverse industrie del centro-nord. I reati, riconducibili al ciclo del cemento, sembrano coincidere invece, con i lavori di ricostruzione avviati dopo il sisma del 1997. Allora tornarono in attività, dopo anni di blocco, cave terrestri e fluviali con un parallelo aumento del ritiro di concessioni di nuove autorizzazioni. La situazione dei fiumi si fece allarmante perché furono oggetto di un vero e proprio assalto dietro la giustificazione di "opere di manutenzione idraulica", che mascheravano vere e proprie attività di cava in alveo”. “Da allora – conclude la nota di Legambiente - prolificano in modo impressionante le cementificazioni, molte delle quali sottintendono con ogni probabilità intenti riciclatori di denaro sporco. Un fenomeno che ormai colpisce tutto il territorio regionale dalle più grandi città ai più piccoli agglomerati urbani attraverso l'interessamento di grandi e piccoli cosiddetti "immobiliaristi". Per cui, “Fintanto che Regione e comuni favoriranno leggi urbanistiche e provvedimenti premiali che prevedono aumenti delle cubature oltre i limiti di Piani Regolatori Generali garantendo ritorno economico in tasse e balzelli, si agevolerà sempre di più l'infiltrazione malavitosa in settori già a rischio. Occorrono controlli nelle gare d'appalto per l'affidamento di opere pubbliche e maggior rigore da parte degli enti nella pianificazione territoriale. Occorre anche contrastare con mezzi sempre più efficaci gli ostacoli allo sviluppo dell'imprenditoria sana. Le istituzioni locali, le associazioni e i cittadini devono collaborare più di quanto fatto sino a oggi con le forze dell'ordine, denunciando i casi di aggressione al territorio per contribuire alla costruzione di un sistema di legalità organizzato che sappia tenere testa alle azioni criminali delle ecomafie”. Condividi