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PERUGIA - Il Consiglio provinciale di Perugia è stato sospeso due volte nella seduta di ieri pomeriggio al fine di raggiungere un accordo tra le parti in merito ai nuovi prelievi idrici dalle sorgenti del Rio Fergia. Sospensioni che però non sono servite a trovare i consensi necessari da parte dell’assemblea di Piazza Italia per far passare il documento unitario, frutto di una fusione tra una mozione presentata dal Prc e un ordine del giorno di Bruno Biagiotti (An), con il quale si chiedeva la revoca del provvedimento della Regione dell’Umbria del 25 maggio ’07 attraverso il quale è stato concesso alla multinazionale Rocchetta-Idrea un aumento del prelievo delle acque sul Fergia. I lavori della riunione del Consiglio provinciale sono stati seguiti anche da una delegazione di cittadini di Boschetto e di Gualdo Tadino che si oppongono a questo maggiore prelievo. In discussione, come detto, una mozione del Prc, illustrata in aula da Guido De Prisco, il quale ha chiesto un ripensamento del provvedimento regionale in virtù del quale alla Rocchetta-Idrea è stato concesso un aumento del prelievo nella misura di 12 l/s nel periodo invernale e di 7 l/s nel periodo estivo. “Non siamo affatto convinti – ha spiegato il consigliere di Rifondazione Comunista – della compatibilità ambientale di questo incremento. Non si capisce altrimenti perché, per poter concedere questi nuovi prelievi, si sia deciso di disattivare circa 300 utenze domestiche collegate alle sorgenti del Rio Fergia ed alimentarle con un altro acquedotto”. Sulla stessa linea Bruno Biagiotti, firmatario di un ordine del giorno con il quale si invitava il presidente della Provincia ad esprimere contrarietà nei confronti del provvedimento regionale e ad attivarsi presso la stessa Presidenza della Regione Umbria al fine di ottenere un ripensamento. Sull’argomento Rio Fergia, a nome della Giunta provinciale, è intervenuto l’assessore all’ambiente Sauro Cristofani che, dopo aver ricordato come l’acqua sia un bene indispensabile e a rischio esaurimento, ha sottolineato come la Provincia non abbia responsabilità dirette in questa questione. “Tecnicamente – ha aggiunto – per Regione e Provincia il braccio operativo di riferimento è e rimane l’Arpa. Da parte nostra assicuriamo l’impegno di un monitoraggio costante affinché non vengano superati i limiti del minimo deflusso vitale; eventualità questa che farebbe scattare l’immediata sospensione delle autorizzazioni di prelievo ad uso irriguo”. Un invito ad essere sereni e fiduciosi nelle scelte delle istituzioni pubbliche e degli organi di controllo, evitando inutili speculazioni politiche, è giunto anche dal capogruppo del Pd Lazzaro Bogliari che al termine della discussione in aula ha annunciato il voto contrario del suo gruppo al documento unitario. “L’interesse collettivo – sono state le parole del consigliere del Prc Luca Baldelli – deve prevalere sul profitto ed i beni comuni non sono alienabili”. Baldelli ha quindi fatto riferimento all’acutizzarsi della crisi idrica che ha colpito anche il Rio Fergia. Una considerazione questa condivisa da Lorenzo Delle Grotti (Sdi), per il quale le istituzioni regionali, di fronte ai nuovi scenari climatici, dovrebbero rivedere l’intera politica di gestione delle acque. Il documento portato in votazione al termine della discussione consiliare conteneva la riaffermazione del principio che l’acqua è un bene pubblico, ed in quanto tale da utilizzare prevalentemente per uso idropotabile, e l’invito al presidente della Provincia ad esprimere preoccupazione per gli effetti che l’autorizzazione della Regione potrebbe avere sul bacino idrogeologico del Fergia e ad attivarsi al fine di ottenere la revoca del provvedimento stesso. Ma come detto questo dispositivo non ha riscosso il favore della maggioranza dei consiglieri che lo hanno respinto con 13 voti contrari e 10 favorevoli. Condividi