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di Isabella Rossi Un blitz della polizia al Policlinico dell’Università Federico II di Napoli aveva come obbiettivo quello di bloccare una potenziale “assassina” da un feticidio. Così alle 18,00 di ieri ben sei poliziotti del comando, dopo aver ricevuto una soffiata, compivano una repentina e ben studiata operazione di polizia per inchiodare l’abortista alle sue responsabilità. Solo che l’assassina” era una donna di trentanove anni che abortiva a seguito di una grave malformazione fetale. Un aborto previsto e tutelato dalla legge, se non fosse stato che da tempo nei media italiani imperversa una campagna mediatica contro la legge 194, quella stessa che ha permesso di far uscire l’aborto in Italia dalla clandestinità. I 6 poliziotti, a quanto risulta, erano sprovvisti di mandato, di una qualsiasi scartoffia timbrata e firmata che giustificasse la loro irruzione in ostetricia. Alla richiesta dei medici, dunque, è scattata una telefonata in Procura per ricevere un “Ok”. A quel punto i rappresentanti della giustizia sono entrati in camera della donna e hanno iniziato l’interrogatorio. Testimoni parlano di vere e proprie intimidazioni. “Se non parla ora signora”, avrebbero detto i poliziotti, “dovrà farlo davanti al giudice”. A quel punto i medici di turno sono intervenuti e hanno convinto i poliziotti a lasciare il reparto. La cartella clinica della donna è stata portata via per essere analizzata. L’Unione Donne in Italia di Napoli ha già lanciato ua manifestazione per domani. “E’ una guerra contro di noi” dicono all’Udi. Di fatto il caso di Napoli apre una nuova pagina della storia delle donne italiane. La volontà di imporre alle donne un ruolo subalterno nella società italiana non è più solo un dato che emerge dalle statistiche delle violenze sulle donne, dalla discriminazione delle stesse sui luoghi di lavoro, o dalle esigue cifre di rappresentanza femminile in Parlamento. La sottomissione alla volontà maschile avviene, come dimostra il caso di Napoli, nello stesso modo in cui è sempre avvenuta in secoli e secoli di storia: intimidazioni allo scopo di limitare la libertà di decidere non solo della società, della politica e dell’economia, ma anche e soprattutto del proprio corpo. Di nuovo viene negato il diritto all’autodeterminazione, quello stesso conquistato con dure lotte dalle donne italiane. Lea Meandri si esprime chiaramente sull’accaduto citando anche in causa la Sinistra Arcobaleno “O da questa parte vengono parole chiare di condanna gli attacchi alla libertà delle donne o non li voteremo più.” Marina Turi del gruppo femminista a/matrix - in un’intervista di Angela Azzaro su Liberazione -, parla di una sinistra connivente. Anche il forum delle donne del Prc e dalla rete femminista della Sinistra Europea lanciano le stesse accuse. Intanto, una serie di iniziative sono previste in tutta Italia, a cominciare da quella di domani a Napoli. Il 23, 24 a Roma, l’8 marzo in tutte le città italiane. Forse anche una manifestazione gemella tra Udi di Napoli e Udi di Bologna. Condividi