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di Isabella Rossi E’ attesa a breve, il 15 febbraio, l’udienza di appello per Michele Fabiani in opposizione al rigetto di istanza di scarcerazione. Dopo 99 giorni di isolamento al carcere Capanne, Michele, arrestato insieme a 4 altri ragazzi nel corso dell’operazione Brushwood, è stato trasferito da due settimane circa al carcere di massima sicurezza di Sulmona. A tutti e cinque gli spoletini viene contestato il 270/ bis, concepito nel 1930, durante la dittatura fascista e che ha subito recenti modifiche nel 2001 e nel 2003, (ndr dopo l’attacco alle torri gemelle) nel senso che sono state aumentate le pene e ampliati i compiti e le possibilità di azione delle forze di polizia e di prevenzione. Il reato ipotizzato non è cosa da poco, dunque, “associazione terroristica”. Tutto ciò sulla base dell’ipotesi accusatoria che attribuisce diverse responsabilità a tutti e cinque gli indagati. Responsabilità, è importante ribadire, solo presunte in quanto gli inquirenti si trovano ancora in fase di indagini preliminari. Ciononostante, mentre a seguito dei primi accertamenti i quattro spoletini coinvolti nell’indagine non sono più in carcere, Michele Fabiani, 21 anni, viene trasferito a Sulmona. Michele, non ha mai fatto misteri delle sue idee. Si professa pubblicamente anarchico attraverso dichiarazioni, numerosi scritti, interventi in internet e la pubblicazione di un trattato di filosofia quando ancora frequentava il liceo. In circolazione da un pezzo, insomma, sarebbero le sue idee, ma le idee possono costituire un reato? In Italia in merito ai reati associativi di natura eversiva sembra sia diritto consolidato, nella giurisprudenza di legittimità, quello secondo il quale “la semplice idea eversiva non accompagnata da propositi concreti ed attuali di violenza non realizza il reato, ricevendo tutela proprio dall’assetto costituzionale dello Stato che essa, contraddittoriamente, mira a travolgere.” Come dire perché uno Stato sia realmente democratico deve tutelare il cittadino, nonostante le sue idee. Il caso Fabiani, sembra, sarà posto anche all'attenzione della Corte Europea per la difesa dei diritti dell'uomo con sede a Strasburgo. Nel frattempo sorge spontanea una domanda: E’ Michele Fabiani un soggetto così pericoloso per l’Ordinamento Democratico Italiano al punto tale che la sua detenzione in un carcere di massima sicurezza sia necessaria? Se è sì si saprà presto e anche perché. Venerdì prossimo, dunque, l’esito dell’udienza per l’appello al riesame richiesto dai difensori di Michele, di cui sicuramente si parlerà non solo in Umbria. C’è attenzione generale per il caso Fabiani, come testimonierebbero, tra l’altro, numerosi blog aggiornati puntualmente sugli esiti delle vicende giudiziarie che riguardano i cinque spoletini. Condividi