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di Il convegno "Lavoro femminile e welfare: come competere in Europa" è stato aperto a Catania dal ministro delle Politiche europee, Emma Bonino. La situazione che emerge è uno spaccato d’Italia desolante. I dati parlano 7 milioni di donne in eta' lavorativa, ma fuori dal mercato del lavoro. Drammatica la situazione nel Mezzogiorno dove il tasso d'occupazione delle donne di eta' tra i 25 e i 34 anni e' del 34,7% contro il 74,3% del Nord. Al punto tale che al sud ci sono 110.000 donne inattive in piu' solo nel primo semestre del 2007 e le donne del Sud hanno rinunciato a cercare lavoro. L’aria, poi, diventa irrespirabile per le over 45. A quell’età il tasso di occupazione femminile delle regioni piu' sviluppate d'Italia crolla di quasi 20 punti percentuali rispetto alla media Ue. Altro dato sconcertante. Le mamme difficilmente fanno carriere in Italia. La fine della carriera lavorativa di una donna in Italia coincide con esigenze di maternita'. Il lavoro di cura in famiglia, lo stesso a causa del quale le donne perdono spesso la possibilità di lavorare, viene svolto gratuitamente dalle donne italiane per una media 5 ore e 20 minuti. Gli uomini italiani, invece, dedicano alla cura domestica solo 1 ora e 35 minuti al giorno. In Svezia il lavoro di cura gratuito medio si aggira sulle 3 ore e 42. Grande ancora la discriminazione delle donne in Italia ai vertici societari. Nel 63,1% delle aziende quotate, escluse banche e assicurazioni, non figura alcuna donna nel consiglio di amministrazione. Considerando il numero totale dei componenti dei Cda, su 2.217 consiglieri, solo 110 sono donne, pari al 5%. La situazione migliora un po’ nel settore pubblico, ma i vertici politici restano "maschili": ministre e sottosegretarie sono solo il 20%, le deputate sono solo il 17%. Anche per quanto riguarda la remunerazione lavorativa ci sono differenze sostanziali tra uomini e donne italiane. Le donne italiane sono in media pagate il 9% in meno degli uomini, a parita' di lavoro. Ma la differenza di salario tra uomini e donne si fa ancora più aspra quando i ruoli dirigenziali. Le donne manager percepiscono il 26,3% in meno. Le discrimanzioni sono ancora più dure alle alte sfere. Questo dipende dal fatto che i centri di potere sono prettamente maschili in Italia, con codici interni che dichiaratamente non prevedono la presenza femminile. L’Europa, dunque, mette in guardia l’Italia, niente sviluppo se l’occupazione femminile non arriva almeno al 60% entro il 2010. Una bella quota se si considera che attualmente il tasso è del 46,3%, al penultimo posto in Europa. Intanto la poverta', in Italia, e' soprattutto femminile. La vulnerabilita' delle famiglie e dei bambini aumenta se il capofamiglia e' donna. Ai lavori hanno partecipato anche i ministri della Famiglia, Rosy Bindi, e delle Pari Opportunita' Barbara Pollastrini. Condividi