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di Isabella Rossi “Noi non abbiamo avuto parola, nella crisi dell’attuale governo, né abbiamo chiesto elezioni anticipate con una legge elettorale che è tagliata su un modello istituzionale autoconservativo e democraticamente incompiuto.” Afferma Stefania Cantore del coordinamento nazionale Udi, Unione Donne in Italia, in un comunicato stampa. In effetti le conseguenze del “porcellum” sulla rappresentanza politica del genere femminile sono noti da tempo: miseri 17% alla Camera, 14% al Senato. Considerando la quota di deputate elette dall’Italia al Parlamento europeo, pur essendo la percentuale superiore a quella delle elette nelle Camere nazionali (19,2%), il divario rispetto agli altri paesi non muta (media Ue 30,3%). Solo Cipro e Malta (entrambe senza rappresentanza femminile) e la Polonia registrano quote inferiori a quelle delle elette italiane. Le donne in Italia, dunque, pur avendo maggioranza numerica rispetto agli uomini, hanno di fatto la rappresentanza politica di una minoranza etnica. A questa situazione inquietante per una democrazia occidentale le donne dell’Udi hanno cercato, già da tempo, di porre rimedio: “Nell’ultima legislatura abbiamo presentato, con più del doppio delle firme necessarie, una proposta di legge per riformare la legge elettorale. Una legge che era (ed è) incostituzionale a giudizio di molti, ma che nei fatti - e con effetti che tutti hanno potuto constatare - era iniqua nel suo aspetto peggiore: l’esclusione delle donne dai luoghi decisionali.” Sottolinea la Cantore. Ma le posizioni dell’Udi vanno ben oltre queste affermazioni. “Il conflitto maschile sulla laicità dello Stato è in realtà un conflitto sul come imporre alle donne di conformarsi ai desideri maschili. È un conflitto di supremazia tra dogmi clericali, e il principio della Ragion di Stato, che hanno in comune come oggetto la sottomissione di un intero genere. È una contesa sulla “modernizzazione” che non tocca la strutturalità dei principi.” Dura la vita per le donne Italiane non solo secondo l’Udi, ma sulle base delle indagini Istat, che attestano la povertà femminile, nonostante la maggior scolarizzazione e il perpetrarsi delle violenze maschili sulle donne, così come tramandate dalle tradizioni arcaico patriarcali. Secondo Stefania Cantore, quindi, le donne di questo paese sono le più povere tra i poveri, vengono uccise e violate, i loro bambini vengono usati ed abusati, e inoltre non è concesso loro “l’uso degli spazi fisici …quando non si assoggettano alle complicità che continuamente vengono poste per il loro accesso “alla normalità.”” “Per questo”, conclude, il comunicato, “possiamo – e ne siamo responsabili - fare la politica che facciamo. Per questo continueremo a costruire, con e senza le crisi di governo”. Condividi