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SPELLO - Come sempre quando si muove Walter Veltroni la scenografia è impeccabile, questa volta addirittura perfetta, sui contenuti molti buoni propositi, ma poche indicazioni sulle cose da fare per le quali ha rimandato alla prossima convocazione dell’assemblea costituente del PD. Insomma, il programma ancora non c’è e ce lo spiegherà la volta prossima. Ma questo non ha turbato minimamente il centinaio di giovani entusiasti che lo hanno osannato con cartelli “stampati” nei quali si poteva leggere “Si può fare per Veltroni presidente”. Tutt’attorno anche una piccola folla di giornalisti e teleoperatori e a fare da sottofondo musicale, come era stato annunciato, la canzone di Jovanotti “Mi fido di te”. La folla più numerosa stava nella piazza di Spello dove erano stati allestiti due grandi schermi che permettevano di seguire in diretta l’avvenimento. La “location” scelta dal candidato del PD per lanciarsi nell’avventura elettorale era troppo angusta per contenerla ed è stato giocoforza “arrangiarsi” così. Quanto alle cose dette , Veltroni ha esordito affermando che “Dopo la nostra scelta (di andare da soli, ndr) tutto si è messo in movimento” e sottolineato che nel centrodestra ora “sembrano più preoccupati di come vincere che di perché vincere”. “Hanno già governato per 7 anni e propongono di farlo esattamente gli stessi di prima - ha aggiunto - e con lo stesso programma di prima”. Veltroni che aveva sottolineato la difficoltà che in Italia venga eletto uno stesso governo per due volte di seguito ha aggiunto che “non bisogna cambiare il governo, ma cambiare l'Italia”. “Si può fare”, ha detto citando anch’egli quello che è uno degli slogan della campagna elettorale che ricalca lo 'Yes we can', di Barak Obama. “La speranza - ha osservato - la fiducia è il motore del cambiamento che serve all'Italia. Per questo mi candido, non per ricoprire una carica”. “Gli occhi degli italiani hanno visto troppo odio”, “l'Italia ora deve essere unita”, ha affermato in un altro dei suoi passaggi, soffermandosi su un concetto che ha più volte ribadito, ovvero che “Ora bisogna rimettersi in cammino e non ci sono due Italie”, perciò “Non è giusto mettere le bandierine: gli italiani non appartengono a nessuno”. “Vogliamo una stagione nuova, bisogna lasciare l'odio e scegliere la speranza”. “L'Italia è piegata e oppressa da nodi strutturali che nessuno sembra in grado di sciogliere” e nessuno dei due schieramenti politici che si sono alternati al governo, “è riuscito a vincere per due volte di seguito” perché entrambi hanno deluso le aspettative degli italiani. I due poli sono stati “incapaci di uscire dallo scontro ideologico” nonostante la fine delle ideologie. Perciò “E' la politica che deve rialzarsi, non l'Italia”, ha detto rispondendo allo slogan di Berlusconi 'Rialzati Italia'. E’ la politica che deve cambiare in meglio perché essa “è solo un mezzo e non un fine”. Per il segretario del PD la sconfitta di Prodi si deve esclusivamente alle divisioni che si sono prodotte nella coalizione. “Ciò che ci ha impedito di vincere è stata la politica divisa. Sono state le divisioni tra noi”, ha detto, aggiungendo che “Per questo il Pd ha deciso di rompere unilateralmente le alleanze contro”, perché “noi vogliamo e possiamo voltare pagina”. “Cominciare da qui è un modo per dire a cosa pensiamo. Non al destino di questo o quel leader, di questo o di quel partito, ma al destino dell'Italia”. Ma – ha annunciato – “Verrà presto l'assemblea costituente del PD, il tempo di tornare a parlare il linguaggio asciutto e severo dei programmi. Il tempo di spiegare e chiarire le nostre proposte e di ribadire, ad esempio, che oggi è possibile ridurre le tasse perché la lotta all'evasione ha dato risultati”. “Io - ha aggiunto - rimango della mia idea: pagare meno, pagare tutti. Oggi, grazie al lavoro del Governo Prodi, possiamo fare quello che non è mai stato fatto. Quello, gli italiani lo sanno, che è stato ogni volta annunciato, ma non realizzato”. "Verrà il tempo - ha infine concluso - per dire agli italiani ciò che è nostro dovere: questo è il nostro progetto per cambiare il paese, queste sono le cose che faremo per fronteggiare i problemi e trovare soluzioni. E lo potremo dire guardando negli occhi l'Italia, perché abbiamo deciso, unilateralmente, di correre liberi. Liberi, più che soli. Liberi di poter finalmente non mediare parole, non attenuare cambiamenti possibili, non rinunciare a ciò che si crede giusto. Guardiamo negli occhi l'Italia e le diciamo: comincia un tempo nuovo”. Condividi