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PERUGIA - Gli attacchi alla 194, in questi anni, si sono via via intensificati: da più parti in queste settimane, è partita una “crociata” contro la libertà delle donne, attraverso la richiesta di “moratoria dell’aborto”, cosa di per sé già gravissima perché afferma un paragone con la grande conquista rappresentata dalla moratoria sulla pena di morte, sulla quale non è stato così forte l’impegno delle forze che scendono in campo ora contro la 194, ponendo sullo stesso piano donne che responsabilmente e dolorosamente decidono della propria vita e di quelle a venire, con Stati che si arrogano il diritto di uccidere un essere umano. L’obiettivo è apparentemente un attacco alla 194, ma in discussione, sono messi anche i principi fondativi di uno Stato laico e democratico, il rispetto delle Leggi e dei diritti che esse normano e un attacco all’autodeterminazione delle donne. La 194 è una legge che funziona, che ha protetto la salute delle donne facendo inoltre diminuire significativamente il numero delle interruzioni di gravidanza. Siamo sempre favorevoli ad aggiornare e migliorare ogni legge rispetto ai progressi medico scientifici, tramite la definizione di nuove linee guida tecnico-scientifiche; in questo caso cambiamenti che, lungi dal modificare gli articoli che la compongono, dovranno costituire un protocollo di riferimento per l'applicazione quotidiana della legge all'interno degli ospedali anche per le casistiche di aborto terapeutico. Siamo contro ogni azione di smantellamento e vogliamo che venga migliorato e potenziato il ruolo svolto dai consultori spesso privi di mezzi e non sufficientemente diffusi in tutto il Paese, per rafforzare la cultura della contraccezione specialmente nei confronti dei giovani, uomini e donne. Nessuno vede la interruzione di gravidanza come un metodo di pianificazione familiare, ma non tutti pensano che per attuare una politica sanitaria e sociale, che consenta una riduzione del ricorso all'aborto sia necessario fornire servizi di consultorio e pianificazione familiare, contraccettivi, sostegno materiale e finanziario alle donne incinte in difficoltà, informazioni imparziali e scientifiche, nonché una consulenza sulla salute sessuale e riproduttiva di alta qualità e che, soprattutto, l'aborto debba essere legale, sicuro e accessibile a tutti, così come ha deliberato nel 2002 il Parlamento europeo. E’ compito dello Stato garantire il rispetto della libertà di coscienza e di culto e che nessuna morale, nessuna concezione del mondo prevalga sulle altre, ma che tutte abbiano diritto di cittadinanza nel rispetto delle leggi e dei diritti, molti dei quali non sono ancora garantiti a 60 anni di distanza dalla scritture della Carta Costituzionale. Accanto ai tanti che si manifestano contrari all’aborto si stanno sempre più affiancando altri che vogliono limitare le possibilità di scelta della donna e il rapporto che sussiste tra donna e medico. Riteniamo, invece, aberrante sostenere l’esigenza di tentare di rianimare sempre e comunque il feto anche in palese contrasto con il volere della madre. In tal modo rischiamo l’ipotesi estrema della donna che possa essere autorizzata ad avvalersi della Legge 194 per motivi terapeutici e del medico che , a sua insaputa, rianima un feto ammalato di quella stessa malattia genetica che ha portato alla decisione di ricorre all’aborto. L’attacco alla 194, la Legge 40 sulla procreazione assistita, l’aumento della violenza sulle donne, manifestano altresì un pericoloso sentimento anti femminile che serpeggia in maniera sempre più evidente nella nostra società e che va al di là della discussione legislativa. Troppo poco è stato fatto, su scala nazionale, in questi anni, dalle forze politiche del centro-sinistra e dal governo uscente, per arginare questa offensiva, dimostrando spesso indecisione e subalternità. La volontà, sempre più diffusa nella Chiesa, di riproporre, legittimamente dal punto di visto del Suo magistero di fede, un proprio forte convincimento sui temi etici, non può consentirle di sottrarsi al confronto con la ragione laica e di incoraggiare all’inosservanza delle leggi di uno Stato sovrano. Anche in Umbria, da tempo, la CGIL sta chiedendo alla Regione di avviare un monitoraggio sull’applicazione delle leggi 405/75 e 194/78, che ci deve consentire di capire a quale livello di operatività ed efficacia sono giunti i consultori familiari presenti nei nostri territori, in alcuni dei quali - dove si è registrato un impegno e una qualità professionale elevata e si sono investite risorse pubbliche adeguate, dove si è perseguita la promozione, la cura e il supporto alla famiglia e dove il servizio si è proposto come ambito di ascolto, accoglienza, informazione, per accrescere le capacità di conoscere i modelli di salute familiare, della salute sessuale e relazionale in tutte le fasi del ciclo della vita - si è registrata una riduzione di IVG, nonostante che negli ultimi anni siano fortemente diminuite risorse umane e materiali a disposizione di queste strutture. La Cgil regionale - nell’assumere la richiesta avanzata dalle donne dello SPI di dar vita ad un’iniziativa comune con le lavoratrici e i lavoratori dei settori dell’informazione e della sanità, perché si dia la più ampia risonanza ai risultati già acquisiti con la legge 194 - impegna le proprie strutture a costruire con tutte e tutti coloro che questa impostazione condividono, iniziativa politica e dibattito su questi temi. La Cgil regionale, nel riaffermare che l’autodeterminazione e la libertà delle donne è indicatore di libertà e di democrazia per tutto il paese, ritiene necessario contrastare ogni arretramento sul piano del progresso sociale di questo Paese, conquistato anche attraverso l’impegno e la lotta della Cgil. Condividi