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di Stefano Luchetti e Michela Dini “Un percorso criminale dal punto di vista ambientale” è l’affermazione pronunciata dal consigliere regionale Stefano Vinti in merito al Gasdotto Brindisi-Minerbio; forse la più forte sino ad ora detta riguardo a questa opera ma quella che descrive in maniera netta ed inequivocabile la realtà. Tutti gli individui di buon senso, conoscitori del nostro territorio, appena venuti a conoscenza di questo progetto hanno espresso profonde perplessità e le stesse associazioni che stanno lavorando assieme al Comitato No Tubo, dal WWF al CAI dell’Altotevere all’Arcicaccia e gli Amici di Beppe Grillo, dimostrano che il Gasdotto non è solo un problema per ambientalisti, ma un vero disastro per la nostra regione dal punto di vista economico, idrico, paesaggistico e faunistico. Se si guarda nel sito del Ministero dell’Ambiente dove sono posizionate le aree SIC (siti di importanza comunitaria) in Italia, vediamo che la maggior parte di questi sono concentrati lungo la dorsale appenninica in quanto territorio ancora intatto dal punto di vista ambientale: ovviamente il tracciato della Snam corre da sud a nord in mezzo a queste montagne quasi a dimostrare un disprezzo per tutto ciò che sino ad ora è stato salvaguardato e valorizzato. Un “rigo dritto” nella cartina come hanno definito in molti il progetto presentato dalla Snam. Una spesa enorme per attraversare quei territori (sembra cinque volte di più rispetto allo stesso percorso in pianura) ma ben giustificata dal sistema degli appalti di cui conosciamo il funzionamento in Italia, e del quale vorremmo spezzarne l’oscuro meccanismo. La mancanza di un Piano Energetico Nazionale d’altro canto non ci consente di capire la necessità o meno del gasdotto. Questo concetto è stato più volte ribadito professor Tamino in occasione del convegno di Apecchio del 27 Gennaio, sottolineando un “particolare” da non sottovalutare: il fatto che il metano come il petrolio avrà vita breve. Partendo da questa constatazione il buon senso dovrebbe spingerci a muoverci verso il risparmio energetico, mantenendo le quote di approvvigionamento attuali, e non ad aumentare i consumi all’infinito di una risorsa finita. Sappiamo bene che la nostra nazione dipende dagli altri paesi per l’approvvigionamento energetico, ma passare dal petrolio al metano come principale fonte di approvvigionamento non serve a risolvere il problema ma solo a posticiparlo di qualche anno. Proprio di fronte a certe problematiche e alle scelte che comportano, la politica dovrebbe dimostrare la sua lungimiranza e il proprio coraggio, mettendo da parte gli interessi delle multinazionali e del “qui ed ora”, lavorando con i cittadini e le imprese per trovare soluzioni che consentano di mantenere il livello di efficienza energetica, salvaguardando allo stesso tempo quello che abbiamo di più prezioso ovvero il nostro ambiente. A detta di molti, e dello stesso Tamino, le soluzione e le tecnologie per attuare una politica di risparmio e di produzione energetica con fonti alternative ci sono, ciò che sembra mancare è la volontà di applicarle. Dall’analisi dei dati che si trovano in internet si capisce bene a chi possa servire questo gasdotto: il progetto nasceva per trasportare il gas del rigassificatore di Brindisi il quale essendo stato bloccato da una sentenza del Tar della Puglia, farebbe venir meno la necessità della sua costruzione. Ma due nuovi gasdotti stanno arrivando in Puglia, il TAP (Trans Adriatic Pipeline) della ELG (azienda svizzera del gas) e il South Stream di Eni e Gazprom, che trasportano per l’Europa il gas proveniente dalla Russia e dal medio oriente. Questo, associato alla volontà si costruire 13 rigassificatori con funzione di raddoppiare la quantità di metano disponibile in Italia, ci consentirebbe di rendere il nostro paese un Hub per il gas, fungendo da sistema di distribuzione per il centro-sud Europa. Di tale piano, che molti si ostinano a negare (es: Scaroni presidente dell’Eni), è stato scritto nero su bianco nel Sole 24 Ore e nella “Relazione annuale sullo stato dei servizi e sull’attività svolta del 6 luglio 2006” dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas in cui si dice testualmente “per il gas, l’obiettivo europeo dovrebbe essere la creazione di almeno 2-3 Hub, uno dei quali in Italia, che rappresentino l’incrocio di grandi infrastrutture di approvvigionamento (gasdotti, rigassificatori, stoccaggi) e nei quali si possano formare prezzi spot sempre più indipendenti dal petrolio”. Se questo è l’obbiettivo, bisogna ammettere che ci stanno lavorando alacremente: fare progetti di questa portata in un territorio come quello Italiano, montuoso, a tratti impervio, con enormi problemi idrogeologici e fortemente antropizzato, rischia di diventare una mina vagante, mettendo a repentaglio non solo l’ambiente e la salute ma anche la vita stessa degli individui, trattandosi di strutture a rischio di incidente. E il beneficio per i cittadini? Per quanto ci si sforzi non si riescono a vedere poiché nessuno ha mai parlato di una diminuzione delle tariffe. Viceversa gli stessi, soprattutto quelli residenti nelle zone montane, vedrebbero non solo la riduzione del valore degli immobili ma soprattutto delle attività economiche. La regione Umbria, che per anni ha investito denaro per lo sviluppo del turismo sostenibile, parlando di “cuore verde d’Italia”, con questo gasdotto rischia di avere una cicatrice di ben 124 chilometri che se tutto andrà bene necessiterà di “secoli” per rimarginarsi. Forse il cuore verde d’Italia rischia un infarto: i sintomi ci sono tutti, speriamo che le i campanelli di allarme spingano a prendere provvedimenti. ----------- Il progetto Trans-Adriatic Pipeline (TAP) rappresenta il pilastro della strategia del Gruppo EGL nel mercato del gas naturale. La costruzione del nuovo metanodotto della lunghezza di 513 km di cui 117 sottomarini permetterà il trasporto di circa 10 miliardi di metri cubi di gas naturale l'anno, aprendo un quarto corridoio di approvvigionamento dopo quelli del mare del Nord, della Russia e del Nord Africa. Sono già stati ultimati i lavori relativi all'ingegneria di base della conduttura che trasporterà gas naturale in Italia, collegando la Grecia alla Puglia attraverso l'Albania e il mare Adriatico. Dal punto di vista tecnico si sono • definiti il disegno della conduttura insieme alle tecnologie e i macchinari utilizzati per la posa • raccolti i dati per la valutazione dell'impatto ambientale • individuati i punti di emersione sui rispettivi litorali italiano e albanese • definito il miglior tracciato per la conduttura marina attraverso l'Adriatico Il progetto TAP, sostenuto dall'Unione Europea e considerato prioritario dal programma TEN-E Trans European Energy Networks), garantirà all'Europa Occidentale un accesso agevole e sicuro alle riserve di gas naturale situate nella Regione del Mar Caspio, in Russia e in Medio Oriente. L'avvio della fase di costruzione è previsto per il 2008, mentre l'operatività del TAP è programmata per il 2010. Principali caratteristiche del metanodotto TAP: • Percorso della condotta: dalla Grecia via Albania all'Italia (Brindisi) • Lunghezza totale della condotta: 513 km • Lunghezza condotta sottomarina: 117 km (tra Albania e Italia) • Diametro condotta: terrestre 52 inches (1.3 m) marina 36 inches (0.9 m) • Capacità di trasporto: 10 miliardi di m3 per anno • Studio fattibilità: concluso marzo 2006 • Ingegneria di base: concluso marzo 2007 • Decisione avvio dei lavori: entro primo trimestre 2008 • Inizio costruzione: entro il 2008 • Operatività della struttura: entro il 2010 Condividi