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Ancora una volta i rappresentanti delle nostre istituzioni, i primi cittadini, gli assessori hanno deciso di non prendere parte a quest’assemblea, che ha visto, tra l’altro, un’alta partecipazione dei cittadini pietralunghesi. Ci siamo trovati a dover informare sulle caratteristiche di un’opera che per il piccolo comune risulterà devastante, sia da un punto di vista economico-turistico, che ambientale, essendo l’area dell’Appennino umbro-marchigiano una delle più delicate su cui operare. Dobbiamo ammettere, con un profondo rammarico, che nonostante il gasdotto attraversi il comune nella sua interezza e siano già presenti nel territorio importanti segnali che denotano l’inizio degli studi da parte dei tecnici della SNAM Rete Gas, i cittadini erano completamente ignari della natura di tale opera, non rendendosi ovviamente conto dell’importanza dei lavori diretti ed indiretti che la caratterizzeranno. Considerando questa mancanza da parte dei comuni interessati molto grave in un paese democratico, che tra l’altro prevede con una legge comunitaria la partecipazione attiva del pubblico nel processo decisionale per la costruzione nel territorio di grandi e pericolose opere come questa, ci chiediamo se ancora il nostro è un paese legittimo e se la gente è ancora disposta a non avere risposte pratiche di fronte a tali interrogazioni. Soltanto due sono stati i consiglieri comunali (anche se erano presenti rappresentanti di alcuni partiti) che hanno preso parte all’assemblea, Gianluca Ortalli, consigliere di AN del comune di Pietralunga, e Roberto Lenzi, dei Verdi Civici per il comune di Città di Castello, i quali si sono attivamente impegnati a far ridiscutere l’argomento nonostante i comuni abbiano già deliberato con parere positivo, ammettendo di non essersi effettivamente resi conto della gravità dell’opera per i nostri territori. E’ l’acqua la prima a subire la profonda ferita causata dal gasdotto, che attraversa, per la totalità del tracciato umbro, l’80% dei territori a vincolo idrogeologico. Le aree protette dell’area est della nostra regione saranno devastate causando un grave declino dell’industria turistica, peraltro attualmente in continua espansione. E non è ancora chiaro effettivamente lo scopo di tale infrastruttura, a chi servirà questo gas visto che non è italiano, che uso ne verrà fatto e perché. Da ultimo, ma non meno importante, notiamo con evidenza che la metodologia utilizzata dalla SNAM Rete Gas nell’iniziare la valutazione dei terreni interessati non è proprio tra le più ortodosse, vista la presenza di picchetti e trivelle nei territori di privati i quali non sono stati neanche avvertiti che lì passerà un gasdotto. Possiamo immaginare le conseguenze di un tale comportamento. La mancanza di informazione e l’assenza fin’ora delle istituzioni nel dare una risposta plausibile ai cittadini, hanno creato per lo più un clima di dissenso in territori così delicati da un punto di vista morfologico ed economico, per i quali il passaggio di un’opera talmente distruttiva comporterebbe l’annullamento del mercato turistico, settore per cui questi comuni hanno investito e stanno investendo, quale quasi unica risorsa di sviluppo. Per ora, il Comitato No tubo si è incontrato con l’Assessore all’ambiente di Città di Castello e l’Assessore all’ambiente regionale, ha avuto il pieno appoggio e collaborazione del WWF nazionale e regionale e di molti altri organi associativi e non, che stanno lavorando per portare chiarezza sull’argomento, ed ha avuto risposte positive dall’amministrazione di Pietralunga. Infine, vorremmo fare un appello ai cittadini tifernati che si sentono probabilmente non interessati dall’opera, che effettivamente tocca il nostro comune soltanto per circa due chilometri, ma che pagherà comunque conseguenze indirette dalla costruzione del gasdotto Brindisi-Minerbio, ed una di queste è l’acqua. Come esposto dal comitato all’Assessore Massetti, che non sembra essere interessato all’argomento, le falde acquifere non sono suddivise secondo i confini comunali, e se quest’opera intaccherà i vincoli idrogeologici a Pietralunga ed Apecchio, e lo fa, probabilmente ne pagheremo le conseguenze anche a valle. Se quest’opera causerà una perdita di afflussi turistici per le suddette aree, e succederà, ne perderà di prestigio l’intera zona. Vorremmo con questo spingere i cittadini di Città di Castello ad informarsi su quest’opera, perché gli unici due chilometri circa del tracciato interessato nel nostro comune sono completamente a vincolo idrogeologico e con uno scavo di cinque metri di profondità, che sarà servito da una pista larga decine di metri ( pare trenta – quaranta) nella quale, oltre al tubo di 1,2 metri di diametro, verrà introdotto anche cemento armato per sostenerlo. In realtà debbono essere considerate le piste di servizio che inevitabilmente dovranno essere realizzate per permettere a mezzi speciali di dimensioni gigantesche di raggiungere crinali e fondovalle, più piazzali per realizzare i tunnel e le aree di cantiere. Quindi, se lo scavo è enorme, lo sarebbe probabilmente anche l’ampiezza, con un area di cantiere di dimensioni mai viste e un impatto inaudito. E non sappiamo che fine farebbe l’acqua intercettata, che di sicuro non sarebbe poca, visto che il tracciato, nel suo complesso, attraversa decine di corsi d’acqua di varie dimensioni. Intanto, il Comitato chiede all’Assessore Massetti una risposta pubblica sul perché la nostra Comunità Montana, che comprende nella sua giurisdizione i territori tifernati e del pietralunghese, non si è presentata tutte le volte che è stata chiamata in causa per dare il suo parere sull’argomento, parere che tra l’altro avrebbe dato un peso diverso alle argomentazioni sull’opera. Emanuela conti Comitato No tubo Condividi