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di Nicola Bossi In duecento hanno sfilato a Gualdo Tadino sotto la pioggia, sabato scorso, per ribadire un concetto chiaro: l'acqua deve restare in mani pubbliche. COsì come deve continuare a sopravvivere il fiume Rio Fergia, messo seriamente in pericolo dai futuri ed eventuali - il Tar dell'Umbria potrebbe bocciare i provvedimenti regionali - attingingimenti nuovi del colosso Rocchetta in località Corcia di Gualdo Tadino. Un corteo ordinato, dignitoso e che da mesi sta raccogliendo anche pezzi al di fuori dallo storico comitato di Boschetto capitanato da Vitali. E' nato un comitato tutto gualdese dopo la crisi d'acqua che vive la città. Tra i manifestanti anche il consigliere regionale di Rifondazione Comunista, Pavilio Lupini. L'acqua e il suo utilizzo stanno aggregando giorno dopo giorno sempre più persone spaventate di finire in mano ai signori delle acque minerali - che pagano di canone alla regione complessivamente poco più di 700mila euro -. Cittadini che si mettono insieme fregandosene della politica e delle ideologie. Combattono a Gualdo Tadino, ma anche in Umbria, per mantenere un diritto che progressivamente viene negato. Sì, viene negato perchè mentre l'acqua veniva razionalizzata in città, le industrie di minerali continuavano ad imbottigliare. Difficile da far capire alle famiglie. Lottare per l'acqua pubblica è una battaglia politica che la sinistra, unità o ancora in cerca di unità, non può mancare. Anche se la Regione ha votato a favore ai nuovi attingimenti. Anche se il comune di Gualdo, guidato da un sindaco socialista, vuole fortemente questo progetto. Avere il coraggio di proteggere un diritto dei cittadini non è una forma di populismo. E'fare politica per il bene comune. Ma a dicembre tornerà sfilare anche il movimento dell'acqua pubblica che in Umbria ha raccolto 5mila firme e che ha anche l'appoggio dei sindacati e di numerose associazioni. Sarà un coorteo nazionale. Ma l'Umbria è l'esempio più lampante di quanto l'acqua deve essere pubblica: e non solo per il caso Rocchetta o altri gruppi commerciali. A partire dal 2008 scatterà la gestione delle acque pubbliche più privata della storia. Il 49 per cento della gestione sarà privatizzata. Nascosti tra sigle italiane ci saranno multinazionali europee. Si parla della Suez, la francese monopolista, numero 2 al mondo nel settore. Siamo sicuri che c'è da stare tranquilli? Condividi