Termovalorizzatore.jpg
di Attilio Gambarotta Le recenti proteste dei cittadini contro la costruzione di un termovalorizzatore vicino ai centri abitati ci riportano ad un tema particolarmente importante per il sistema della gestione dei rifiuti in Italia: la termovalorizzazione. Di cosa si tratta esattamente? Perché nessuna comunità di cittadini vuole ospitare sul proprio territorio un termovalorizzatore? Un termovalorizzatore è di fatto un inceneritore di rifiuti in grado di sfruttare il contenuto calorico dei rifiuti stessi per generare calore, riscaldare acqua ed infine produrre energia elettrica. Si distingue quindi dai vecchi inceneritori che si limitavano alla sola termodistruzione dei rifiuti senza produrre energia. L'impiego dei termovalorizzatori sembra essere una via di uscita dal problema delle discariche ormai stracolme. Pur essendo molto meno inquinanti rispetto ai vecchi inceneritori, i termovalorizzatori non eliminano in ogni caso l'emissione di diossine nei fumi di scarico dispersi nell'atmosfera circostante. Un fatto su cui concordano ormai tutti, costruttori, medici e tecnici. Basti pensare che non esiste una soglia minima di sicurezza per le diossine e possono essere nocive per l'uomo a qualsiasi livello di assimilazione (US Environment Protection Agency 1994). Motivo che già di per sé è sufficiente per comprendere lo stato d'animo dei cittadini e le mobilitazioni sociali in questo senso. Secondo la legge Ronchi bisognerebbe quanto più possibile recuperare materiali ma allo stato attuale si premiano i processi che ne impediscono il recupero. La termovalorizzazione per assolvere al suo compito in maniera ottimale dovrebbe non precedere bensì seguire un processo accurato di raccolta differenziata che preveda ci si informi dalle industrie sulle caratteristiche che deve avere la materia recuperata per poter essere utilizzata come materia prima nei cicli produttivi (separando accuratamente il vetro dalla plastica, dalla carta, dall'alluminio, etc). Anche la materia destinata ai termovalorizzatori (le cosiddette ecoballe) dovrebbe avere precipue caratteristiche tali da scongiurare quanto più possibile un eventuale rilascio di sostanze nocive nell'ambiente, ma questo passaggio purtroppo in alcuni casi non avviene ancora con la necessaria trasparenza e accortezza. E' necessario inoltre sempre procedere ad un attento esame dell'impatto sull'ambiente specifico a cui il termovalorizzatore è destinato e sulla salute dei cittadini, come dovrebbe avvenire per qualsiasi scelta di ordine pubblico. L'ubicazione degli impianti non è un problema di secondaria importanza. Prioritarie sono trasparenza e concertazione delle scelte con i cittadini del luogo. Solo in questo modo potrà avviarsi una concreta collaborazione tra cittadini e amministrazioni nella complessa gestione del sistema rifiuti. Condividi