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di Isabella Rossi Al 110 caffè si è tenuto ieri un lungo pomeriggio, dalle 16.00 alle 19.00, di riflessione sul tema della violenza alle donne. Partendo dal delitto di Meredith Kercher per passare alle questioni legate alla sicurezza delle donne in città, alla spettacolarizzazione della violenza nei media ed infine alle difficoltà che le donne hanno di comunicare la violenza. Secondo Adelaide Coletti, portavoce occasionale della rete delle donne e responsabile politiche di genere Prc: “la violenza sulle donne è il maggior problema strutturale della società che si basa sull’ineguale distribuzione di potere fra uomini e donne sulle sfere private e pubblica, secondo i testi europei ed internazionali che dettano le linee guida per le politiche di genere. Esiste un filo rosso che lega fenomeni solo apparentemente distanti fra loro, come l’attacco alla 194 e l’ esclusione delle donne dai posti di potere, che testimoniano, piuttosto, una precisa volontà di disgiungere il corpo e l’individualità femminili.” Anche la trattazione mediatica del tema della sicurezza delle donne presenta aspetti che sfuggono ad un’analisi superficiale della questione. “Per le donne è molto più pericoloso l’interno che l’esterno, come attestano le statistiche che vedono le donne sempre più vittime della violenza degli intimi” afferma Tamar Pitch, docente di femminismo giuridico all’Università di Perugia e autrice di numerosi saggi fra cui “La società della prevenzione”- edito da Carrocci, del 2006 - un testo che mette in luce gli aspetti che producono politiche di controllo sociale, ai vari livelli, e di leggerli tenendo presente la differenza di genere. Ciononostante, conclude la sociologa, “si continuano a proporre politiche insensate per le donne che individuano soluzioni nella sterilizzazione e sorveglianza del territorio pubblico”. Come dire, a che servono più telecamere fuori quando il pericolo è in casa. Ermina Emprin, senatrice di rifondazione, è dell’opinione che ciò che è accaduto a Meredith Kercher è diventato un “qualcosa di alterità” per il quale non è stata trovata una parola politica. E prorio sull’alterità, ricorda la senatrice, si è costituita l’esclusione delle donne. “Noi vogliamo che la politica sia ricostruita sull’ordine del due” dichiara Erminia Emprin, membro della Commissione speciale per la tutela e la promozione dei diritti umani. Anche Anna Barbieri, responsabile delle politiche di genere per il Pd, sostiene che “bisogna essere presenti e rappresentare le istanze delle donne.” Interessanti anche gli interventi delle due giornaliste invitate al dibattito. Tiziana Bartolini, direttora di Noidonne, individua nel rispetto dell’identità di genere, di cui dovrà tener conto anche la lingua italiana come è successo per tante lingue europee, un contributo decisivo all’affermazione della prospettiva femminile e Anna Lia Sabelli Fioretti, vicepresidente dell’Associazione Stampa Umbra e per lungo tempo responsabile della pagine culturale del Corriere dell’Umbria, sostiene che “il mondo della carta stampata, non è un mondo facile per le donne”. Eppure, secondo Anna Lia, quella sensibilità tutta femminile che riesce con tatto e precisione ad entrare in situazioni spesso dolorose senza distruggere le identità delle persone coinvolte nei fatti di cronaca, è molto amata dai lettori. L’evento sostenuto dalla Consigliera di Parità dell’Umbria Marina Toschi e dal Centro Pari Opportunità, ha anche dato spazio a performance teatrali a cura del Teatro di Sacco e della Compagnia degli Gnomi. Condividi