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PERUGIA - Accantonata l’inaugurazione del minimetrò, Perugia si appresta a chiudere alla grande, sabato prossimo, questa straordinaria settimana di fine gennaio che verrà senz’altro riportata negli annali storici del capoluogo umbro. Ci riferiamo all’arte sublime di Bernardino di Betto, più noto a tutti come il “Pintoricchio”, che tornerà a splendere tra Spello e Perugia nel 550° anniversario della sua nascita. Importanti restauri, opere per la prima volta esposte al pubblico, straordinari disegni, fondamentali per dimostrare la presenza del pittore umbro sui ponteggi della Cappella Sistina, al fianco di Perugino: questi i punti di forza delle manifestazioni, che, dal 2 febbraio, coinvolgeranno con una mostra la Galleria Nazionale dell'Umbria e la Cappella Bella della spellana Santa Maria Maggiore, dove sarà allestito un nuovo percorso illuminotecnico. La grande esposizione, che ha richiesto un finanziamento di 2,5 milioni di euro, presenta un centinaio di dipinti realizzati da Pintoricchio e dai maggiori artisti suoi contemporanei. In particolare, ha spiegato la curatrice Vittoria Garibaldi (che ha presieduto anche il prestigioso comitato scientifico, costituito da Cristina Acidini Luchinat, Francesco Buranelli, Francesco Federico Mancini, Antonio Paolucci, Paola Mercurelli Salari, Pietro Scarpellini), è riunita per la prima volta la quasi totalità delle opere mobili di Bernardino di Betto, celebrato soprattutto per le pale d'altare e i cicli pittorici, tra cui quelli custoditi nei Duomi di Orvieto, di Siena, di Spoleto, di Spello. Molte, quindi, le difficoltà incontrate nel mettere a punto una rassegna incentrata su un grande pittore affrescante. Un aiuto è venuto sicuramente dalla precedente esperienza della rassegna su Perugino, che la Garibaldi, quando era soprintendente dell'Umbria, realizzò nel 2004 con successo (e oltre 300.000 visitatori). Ciò ha permesso di ottenere molti prestiti e solo un numero decisamente contenuto di rifiuti. Ma, aggiunge Pietro Scarpellini, permane la problematicità di illustrare al largo pubblico un artista come Pintoricchio, penalizzato dalla sorte di eterno secondo, vissuta all'ombra di Perugino, con il quale però condivideva il sofferto confronto con l'arte fiorentina. Che veniva consumato sui ponteggi dei più importanti cicli pittorici commissionati nell'Italia centrale a cavallo tra '400 e '500. Pale e tavole preziose sono quindi poche, senza contare che quelle umbre non sono in mostra, ma restano a far parte del ricco itinerario che attraversa l'intera regione, da Citta' di Castello a Spoleto, da Trevi e Spello a Orvieto. A Perugia, dunque, sono allestite opere somme, come la Pala di Santa Maria dei Fossi, considerata il capolavoro di Bernardino, mentre il difficile compito di illustrare il Pintoricchio affrescante è affidato a un nucleo di dieci suoi preziosi disegni. Condividi