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ROMA - Nello stabilimento di Torino, dove un incendio ha ucciso sette operai il 6 dicembre scorso, la Thyssenkrupp prima non preparò il documento con la valutazione dei rischi di esplosione, poi affermò che “il rischio non c'era, o meglio, era controllato”. Lo si ricava dai verbali della commissione senatoriale di inchiesta. La circostanza è stata rivelata da un tecnico dell'Asl, Ugo Moratti, che l'ha definita “una circostanza abbastanza grave che l'azienda, stranamente, non ha cercato di tamponare”. Si tratta della suddivisione “in zone che presentavano o meno il rischio di un'esplosione” incombenza prevista dal decreto 626 sulla sicurezza sul lavoro. In seguito si devono prendere provvedimenti per limitare i pericoli. Moratti ha spiegato che la Thyssenkrupp, dopo i rilievi degli ispettori, fece preparare il documento da uno studio di consulenza esterno con una “valutazione che appariva conforme”. Ma in seguito, incalzato dalle domande del presidente della commissione Oreste Tofani (“Se ci sono rischi bisognerà eseguire degli interventi. Sono stati fatti?”), il funzionario ha dovuto precisare che in base alla valutazione “risultava che questo rischio non c'era, o meglio, che era controllato”. “Era una valutazione di parte”, ha commentato il senatore Fedele Sanciu. Condividi