fisco locale.jpg
ROMA - Se i liguri sono gli italiani più sfortunati, dovendo versare ogni anno 820 euro ciascuno nelle casse delle loro amministrazioni comunali, mentre i lucani, al contrario, sono quelli che se la cavano a più buon mercato (soltanto 330 euro, gli umbri, com’è un po’ nella loro caratteristica, si collocano a metà strada fra i due estremi, con un onere individuale di 559,2 euro. Ma attenzione, perché questi dati, che ci sono stati consegnati dal rapporto su “Economia e Finanza Locale” di Ifel, l'Istituto per la finanza e l'economia locale, e Anci, si riferiscono all’anno 2005 e tutti sappiamo come e quanto sia cresciuta la “rapacità” del fisco locale umbro da allora: basti considerare, tanto per fare un esempio, all’incremento dell’aliquota Irpef deciso dell’amministrazione comunale di Perugia che con il bilancio 2007 è passata d'un tratto dallo 0,1 allo 0,7%. Tornando comunque al 2005 si aveva che la nostra regione, con i suoi 559,2 euro, stava abbondantemente al di sotto dei 639,2 euro di media dell’Italia Centrale, ma va anche tenuto conto che le tasse locali colpiscono in modo estremamente differenziato nelle diverse zone del Paese: tanto per dirne una un contribuente del Centro arriva a pagare anche quasi il doppio rispetto ad uno del Sud. Ma questo vuol dire poco perché occorre anche considerare quanto investono le singole Regioni sul welfare locale, come assistenza agli anziani ed ai servizi per l'infanzia e da questo punto di vista l’impegno dei Comuni del centro-nord è sicuramente maggiore. Comunque era il Centro l’area geografica più oberata dalla finanza locale, ancor più del Nord, dove la media ad abitante era di 625,8 euro. E questo perché dopo i liguri, che abbiamo prima ricordato, erano i toscani che pagavano di più (con 682,4 euro l'anno in media per abitante tra Ici, Tarsu, addizionali comunali ed altre imposte locali) . Condividi