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ROMA - Alessandra Mussolini guida altri 100 deputati del Pdl alla carica contro la norma che obbliga i medici a denunciare gli immigrati clandestini ed invia una lettera al governo per chiedere che non venga posta la fiducia sul disegno di legge sicurezza. Un'iniziativa che ovviamente divide il centrodestra ed ha profondamente irritato irrita il presidente del Consiglio Berlusconi. Irritazione accresciuta dal fatto che non sono in pochi fra i suoi che hanno pensato ad un ennesimo braccio di ferro tra lui e il presidente della Camera Gianfranco e perfino ad una rivolta anti-Lega, o meglio ancora nei confronti dell'asse preferenziale che il cavaliere ha istituito con Bossi. D'altra parte comer non nutrire sospetti se la stessa Mussolini assicura, ai cronisti che la interrogano insistentemente nel Transatlantico di Montecitorio fra una votazione e l'altra del federalismo fiscale, di essersi sentita più volte con Fin, garantendo anche che lui la pensa esattamente alla stessa maniera? Tanto che i più stretti collaboratori del presidente Fini si sono immediatamente sentiti in dovere di corraggere il tiro, lasciando capire che Fini non aveva comunque autorizzato nessuna raccolta di firme, confermando comunque la sostanza, ovvero che Fini non ha dubbi sulla norma dei medici-spia che considera aberrante. E questo non costituisce certo una novità, visto che l'aveva sostenuto in persona a "POrta a Porta". Ma c'è dell'altro ad aumentare l'irritazione di Berlusconi ed è il fatto che la Mussolini ha chiaramebnte lasciato intendere di non essere sola in questa battaglia, potendo contare, oltre che sul sostegno di Fini, anche su quello del Presidente della Repubblica con il quale ha affermato di aver avuto un lungo colloquio nei giorni passati e che gli avrebbe espresso la sua profonda preoccupazione al riguardo, temendo in particolare una iniqua penalizzazioone di donne e bambini. Si sarebbe, dunque, costituito un vero e proprio asse istituzionale difficile da ignorare. Ed è stata sempre la Mussolini , ironizzando sulla sua iniziativa che ha scherzosamente deinito "la carica dei 1001", a mandare chiari segnali di avvertimento in questo senso, chiedendo che venga evitato "un errore imperdonabile", ovvero l'approvazione del ddl Sicurezza, ora all'esame delle commissioni Giustizia e Affari Costituzionali, che trasformerebbe trasformando la clandestinità in un reato, obbligando i medici, in veste di pubblici ufficiali, ed altri incaricati di pubblico servizio a denunciare i clandestini. Più che comprensibile, quindi, che Berlusconi non gradisca l'iniziativa è la dimostrazione di ciò sta nel fatto che i vertici del gruppo Fabrizio Cicchitto e Italo Bocchino si siano immediatamente dissociati dalla lettera e 'bacchettano' i 'dissidenti' e Jole Santelli (Pdl) si è affretta a dichiarare che il "90% dei sottoscrittori non ha nemmeno capito di che si trattava". A ciò si aggiungano le furiose strigliate a cui sono stati sottoposti in specie i firmatari più giovani. Ma se la cosa non piaciuta a Berlusconi, figuriamoci al Carroccio. Bossi c'è andato giù per le spicce: "Le chiacchiere stanno a zero - ha dichiarato - visto che il testo resta così com'è e non mi risultano cambiamenti. Al capo della Lega fa poi eco il capogruppo Roberto Cota ipotizzando che la lettera è "evidentemente è figlia di manovre interne in vista del congresso del Pdl, ma non va bene strumentalizzare un argomento così importante e delicato come la sicurezza". Un'altra interpretazione è però possibile, ovvero che si tratti di un primo segnale di rivolta contro la politica leghista sulla sicurezza ed al riguardo è stato quanto mai esplicito Benedetto Della Vedova (Pdl) allorche ha dichiarato che non è possibile che ci sia "un appalto della Lega sui temi della libertà", lasciando con ciò intendere che ci sono anche sensibilità doverse. Condividi