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Rosaria Parrilla TODI – “È necessario prevedere una rete di servizi capace di organizzare un’assistenza socio-sanitaria sul territorio che prenda in carico la persona valutando globalmente i suoi fabbisogni, a partire dall’idoneità dell’alloggio, dalla vicinanza di parenti, dall’accesso ai dispositivi di assistenza, dalla certezza dei servizi di assistenza, e soprattutto dalla partecipazione sociale alla vita comunitaria, per poi passare alla determinazione delle singole necessità per attivare un piano personalizzato di assistenza”. Sono queste le priorità che sono venute alla luce durante il convegno promosso dall’Associazione nazionale strutture terza età (Anaste) che si è svolto nell’Hotel Bramante di Todi, nella mattinata di oggi, venerdì 13 marzo. Durante l’incontro sul tema “L’offerta residenziale privata nella rete dei servizi nel nuovo piano sanitario regionale” sono state affrontate tematiche sul ruolo dei soggetti privati nel nuovo quadro delle politiche socio-sanitarie, le ricadute dell’assetto normativo e su quale sarà il futuro e la qualità della vita degli anziani all’interno del contesto regionale dell’Umbria. Obiettivo principale di Anaste, dunque, è quello di offrire il proprio contributo alle autorità regionali e agli operatori del settore, al fine di fronteggiare un problema di grande portata sociale, come quello della rete dei servizi sanitari per la terza età, nella consapevolezza del proprio ruolo al servizio del paese. A dare il loro contributo durante il convegno, che ha ottenuto anche il patrocinio della presidenza del Consiglio dei ministri, dei Ministeri del lavoro, della salute e delle politiche sociali, della Regione Umbria e del Comune di Todi, sono stati, tra gli altri, Silvio Topo e Sabrina Tini, rispettivamente presidente e vicepresidente di Anaste Umbria, il presidente nazionale Anaste, Alberto De Santis, Antonio Perelli, dirigente Accreditamento e valutazione di qualità dell’assessorato alla sanità della Regione Umbria, il sindaco di Todi, Antonino Ruggiano, Stefano Zappalà, eurodeputato e presidente della delegazione parlamentare Forza Italia, e i direttori generale Asl 2 di Perugia e 4 di Terni, Giuseppe Legato e Imolo Fiaschini. Un confronto e una riflessione, quindi, che prendono spunto dai recenti dati di previsione dell’Eurostat (ufficio statistica della Comunità europea) dove si evidenzia che nel 2050 in Europa la popolazione di età compresa tra i 65 e i 79 anni arriverà al 44 per cento, mentre i cosiddetti anziani fragili, gli oltre ottantenni, aumenteranno addirittura nella misura del 180 per cento. E proprio tra i paesi europei l’Italia, insieme alla Germania, è la nazione con il più alto indice di longevità, e nello specifico l’Umbria risulta, secondo i dati Istat 2007, una delle regioni con più anziani. “Questi dati non possono che indurre a mettere in campo programmazioni mirate – ha sottolineato Sabrina Tini -, sulle conseguenze pratiche di una società che invecchia e che si troverà a risolvere, nel giro di pochi anni, importanti sfide”. Sfide che riguardano l’aumento delle persone bisognose di assistenza, la solitudine, gli alloggi non sempre adeguati, la distanza dell’abitazione da centri serviti, la vulnerabilità e la fragilità delle persone in età avanzata, così come patologie quali l’alzheimer, la demenza senile e malattie oncologiche. Sono stati evidenziati, infine, gli aspetti positivi e le criticità del Piano sanitario regionale. “Nella parte terza del nuovo Psr – ha aggiunto la vicepresidente Tini -, che riguarda la residenzialità, è positivo rilevare che le istituzioni abbiano preso coscienza della modifica della ‘qualità’ dell’utenza presente nelle strutture umbre, della presenza sempre maggiore di ospiti gravemente disabili con polipatologie che richiedono una maggiore assistenza sanitaria e meno alberghiera anche in residenza protetta”. “È opportuno evidenziare che l’orientamento alla razionalizzazione delle risorse pubbliche – ha dichiarato Silvio Topo -, con la drastica riduzione di posti letto di lunga degenza ospedaliera e la mancanza oggettiva di residenze sanitarie assistenziali hanno dirottato nelle residenze protette pazienti affetti da importanti patologie, con un costo a carico del Servizio sanitario di appena 41,54 euro al giorno con un notevole risparmio, che potrebbe, almeno in parte, essere riutilizzato per l’aggiornamento professionale del personale operante nelle strutture stesse”. “Come prevede il Psr la prestazione ‘residenziale’ non si differenzia da quella ospedaliera per un minor grado di assistenza – ha aggiunto Sabrina Tini -, ma si differenzia notevolmente per il costo di quel tipo di assistenza, con una retta, fissa da 4 anni senza adeguamenti Istat”. La vicepresidente regionale di Anaste, inoltre, chiede di “ridefinire dettagliatamente cosa dovrebbero comprendere la tariffa di 83,08 euro al giorno. Come possiamo pensare di far entrare in questa retta il costo di una direzione amministrativa, sanitaria ed infermieristica, prestazione quest’ultima con la reperibilità notturna, il personale ausiliario, di pulizia e alberghiero, la riabilitazione motoria, il materiale sanitario, 4 pasti dignitosi giornalieri e relativo servizio di lavaggio di biancheria? Proprio per queste motivazioni abbiamo chiesto ai dirigenti regionali un confronto sulla revisione dei requisiti minimi organizzativi e strutturali, che ci è stato concesso, per poter redigere insieme un elenco dei servizi da includere nella quota giornaliera”. I responsabili di Anaste, quindi, si augurano “che vengano attuate disposizioni per premiare l’assistenza di qualità come strumento per far divenire l’Umbria la regione modello nella complessa programmazione dell’assistenza agli anziani”. Condividi