violenza d..jpg
PERUGIA - La rabbia e lo sdegno per la crescita costante degli abusi perpetrati contro le donne, anche in Umbria, ha consentito l’avvio di un progetto finalizzato all’apertura di un centro di accoglienza e sostegno per donne maltrattate, in fuga dalla violenza soprattutto domestica. Le volontarie facenti capo al progetto, denominato Rete Anti Violenza ( progetto R.A.V.), hanno messo in campo professionalità, esperienze e competenze, ma soprattutto la volontà di farsi sostegno solidale per le donne in difficoltà, a partire dalla considerazione che la violenza che colpisce ogni singola donna colpisce contemporaneamente tutte le donne, ed è un attacco alla loro dignità di persone e alla più intima identità di genere, oltre che un attacco ai principi di salvaguardia dell’integrità fisica e morale di ogni individuo, sanciti dalla nostra carta costituzionale. Le donne beneficiarie degli interventi progettati sono connotate da una situazione di forte emergenzialità e verranno accolte presso il Centro di (prima) Accoglienza per donne vittime di violenza di genere. Il Centro, collocato in una località dell'Ambito sociale n°2 dell'Umbria, e precisamente a Castel del Piano, è stato realizzato attraverso un progetto finanziato dalle fondazioni bancarie, il cui tramite è la Progettazione Sociale – Cesvol e di cui capofila è il Comitato internazionale 8 Marzo, con a partner diverse associazioni di donne: Ama, Controcanti, Dike, La Goccia, Medea, istituzioni quali la Consigliera di parità della Regione dell’Umbria, e soggetti co-finanziatori della cooperazione Sociale: Asad e Borgorete, e pubblici : l’Asl 2 dell’ambito perugino a cui si aggiungono il Comune di Perugia e la Provincia di Perugia. Va ricordato che il nascente “Centro” rappresenta, in tutta l’Umbria, la prima ed unica forma di servizio di intervento sulla violenza, GESTITO DA DONNE, questo sia nel caso di violenza manifesta che minacciata. Centri che con tali caratteristiche sono attivi in tutte le regioni italiane. Pertanto questo primo Centro Antiviolenza nell’ambito della Asl 2 di Perugia assume cruciale importanza alla luce della situazione regionale attuale riguardo alla violenza di genere. Si è deciso di intitolare il centro a Barbara Cicioni, per ricordare che le donne che si vengano a trovare in situazioni difficili debbono poter a uscire dal cerchio della violenza prima, molto prima, di giungere alle estreme conseguenze che hanno portato Barbara alla morte. Rispetto a questa intenzione, abbiamo sentito sia la madre, Simonetta Pangallo sia il padre Paolo Cicioni, che ci hanno dato senza esitazione il loro assenso. Alla luce di quanto sopra espresso, possiamo così riassumere gli obiettivi specifici del progetto: Sostenere le donne nel loro percorso di affrancamento dalle condizioni che hanno generato le situazioni di disagio e di violenza, e nell'elaborazione di percorsi alternativi da cui le donne ripartano per riappropriarsi della propria dignità e del ruolo di protagoniste della propria vita. Mantenere e sviluppare le attività e i servizi offerti in questa prima fase di vita del Centro attraverso la realizzazione di una attività di accoglienza nel serie di servizi volti sia al sostegno delle donne temporaneamente ospitate sia alla formazione professionale delle operatrici e delle volontarie che presenti attualmente sia quelle che si aggiungeranno strada facendo. Incrementare la sua funzionalità perfezionando il centro attraverso una serie di processi tra i quali l’avvalersi di collaborazioni non più soltanto volontarie, rendendolo in grado – a tappe progressive- di ospitarle donne per un periodo relativamente lungo e non più soltanto per pochi giorni, finché il percorso di riappropriazione della propria autonomia psicologica non sia stato portato a compimento. Rafforzare ed allargare la rete di collaborazione, posta in essere dal progetto, attraverso l’indispensabile supporto che ci aspettiamo dalle Istituzioni locali. Intanto ci siamo già attivate per partecipare a bandi, come a quello della Chiesa Valdese che destina parte dell’ 8% a progetti sociali tra cui quelli che, come il nostro, sono rivolti a combattere la violenza contro le donne, e il cui esito, che noi auspichiamo positivo, conosceremo in ottobre. Un rapporto importante, intanto, lo abbiamo costruito con Differenza Donna, associazione che fa parte della Rete Nazionale Antiviolenza (D.I.R.E), in cui ci proponiamo di entrare a far parte, che agisce da molti anni in tutta la penisola con servizi alle donne in Centri e CASE di Accoglienza Antiviolenza e che si è resa disponibile a organizzare un corso di formazione per aiutare le volontarie R.A.V a gestire al meglio il Centro Barbara Cicioni, di prossima inaugurazione. Condividi