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ROMA - La brillante operazione di polizia, grazie alla quale pareva fosse stata risolta, senza dover ricorrere alle intercettazioni, come era stato vantato, la terribile vicenda dello stupro nei confronti dsi una ragazzina di appena 14 anni, avvenuto nel parco della Caffarella lo scorso 14 febbraio, potrebbe rivelarsi un clamoroso buco nell'acqua poiché l'esame sul dna disposto dall'autorità inquirente, avrebbe dato esito negativo, nel senso che non apparterrebbe ai due romeni che sono stati indicati come autori del crimine. Le analisi compiute dalla genetista Carla Vecchiotti, dell'Istituto di medicina legale della Sapienza, avrebbero confermato quanto già stabilito dalla polizia scientifica: ossia che il dna estratto dai tamponi, dai mozziconi di sigarette e da altri oggetti affidati agli esperti non è dei due romeni fermati. I profili non sono riconducibili nemmeno al fidanzato della ragazzina violentata. Gli inquirenti avevano deciso di prelevare il codice genetico del giovane al fine di chiarire con maggior precisione l'appartenenza dei dna estrapolati dai reperti. A questo punto sorge un interrogativo su cosa deciderà il pm Vincenzo Barba al quali i risultati verranno assai presto consegnati: probabilmente già stasera o al più tardi domani mattina. Spetterà infatti a lui valutare se il materiale probatorio sin qui acquisito in vista dell'udienza fissata per lunedì davanti al tribunale del riesame consenta la scarcerazione o meno dei due romeni, il 20enne Alexandru Isztoika e il 36enne Karol Racz. Saranno poi i giudici a stabilire se, ai fini di una eventuale misura cautelare, abbia più peso un accertamento biologico, qual è il test del dna che ha escluso la presenza dei due indagati sulla scena dello stupro, o il riconoscimento fotografico fatto dalla vittima e la confessione di Loyos che avrebbe fornito numerosi dettagli sulla vicenda chiamando in causa, tra l'altro, un suo connazionale che nessuno conosceva prima, benché di lui ci fosse negli archivi la fotosegnaletica. Quest'ultimo (Karol Racz) resterà in ogni caso agli arresti, visto che gli è stata notificata oggi un'altra ordinanza di custodia cautelare in carcere, queste volta per lo stupro di una donna di 41 anni avvenuto il 21 gennaio scorso in via Andarsen, nel quartiere romano di Primavalle. La misura restrittiva è stata firmata questa volta dal gip Silvia Castagnoli su richiesta del pm Nicola Maiorano. Alla base del provvedimento il riconoscimento di Racz effettuato dalla donna come uno dei suoi due stupratori. La ricognizione è avvenuta in gran segreto nei giorni scorsi e si è tenuta sotto forma di incidente probatorio, l'istituto del codice che consente ad un atto istruttorio di assumere il valore di prova in un eventuale processo. Nei prossimi giorni Racz sarà sottoposto all'interrogatorio di garanzia per rispondere anche dell'episodio di via Andersen. Quando fu interrogato dal gip Valerio Savio per lo stupro della Caffarella, Racz si difese sostenendo: "Queste cose non le faccio, per carità non le ho mai fatte". Condividi