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ROMA - Quello delle pensioni appare sempre più un chiodo fisso nella mente di chi ci governa. Non passa ormai mese che se ne risentA parlare e sempre in un'unica direzione: quella dell'innalzamento dell'età per andare in quiescienza, con un particolare accanimento neI confronti delle lavoratrici che vengOno dal lor signori considerate delle privilegiate poiché possono andare a riposo qualche anno prima degli uomini, dopo una vita passata a fare il doppio turno fra fabbrica o ufficio e famiglia. La novità di oggi riguarderebbe una bozza che il nostro governo avrebbe già inviato a Bruxelles per avere il via libera, visto che, sostiene, si tratta di una misura che proprio Bruxelles ci ha avrebbe chiesto di adottare: si comincerebbe, tanto per non cambiare, dalle donne che lavorano nel pubblicio impiego che dal 2018 andrebbero in pensione alla stessa età dei loro colleghi uomini. Ma va anche tenuto conto che per entrambi, uomini e donne, questa età pensionabile sarà innalzata gradualmente, a partire dal 2010, fino a 65 anni. Una volta ottenuto il placet da parte della commissio ne europea, questa bozza, riveduta e corretta a seconda delle osservazioni che saranno state fatte dai soloni di Bruxelles, verrebbe immediatamente inviata in Parlamento sotto forma di emendamento e potrebbe diventare legge entro l'estate. Una misura che però per la Cgil non è altro che un "inaccettabile accanimento" contro le donne. Salta intanto l'ipotesi di un decreto ad hoc sui precari. Nessuna corsia preferenziale per le norme che bloccano la stabilizzazione di chi non ha ancora un posto fisso e lavora nella pubblica amministrazione: le misure restano nel disegno di legge sul lavoro (lo stesso in cui finirebbe la riforma della previdenza). Ergo, salvi per il momento i precari per i quali sono in corso le procedure di assunzione e che invece il provvedimento d'urgenza lasciava immediatamente senza protezione. Il progetto di accelerare, accarezzato dal solito ministro ex craxiano della Funzione pubblica, Renato Brunetta (che annuncia da lunedì il via a un monitoraggio per censire i precari), non ha infatti convinto molti colleghi e lo stesso premier Silvio Berlusconi, secondo quanto riferisce chi ha avuto modo di parlargli. Sempre con un occhio fisso all'indice di gradimento, il premier non avrebbe nascosto dubbi circa l'opportunità di procedere a tappe forzate su una materia tanto delicato e impopolare. Sindacati e opposizione apprezzano comunque la marcia indietro, e Cesare Damiano (Pd) assicura che "la battaglia per stabilizzare i precari della P.A. continuerà, perché - aggiunge - non è tollerabile che lo Stato licenzi i propri dipendenti soprattutto di fronte ad una grave crisi occupazionale". In attesa del via ai lavori parlamentari, l'attenzione - come abbiamo detto - si concentra sul capitolo 'previdenza'. Nonostante la maggioranza mostri di condividere l'idea di una riforma complessiva delle pensioni, il governo, seppur fortemente tentato, al momento sembra escludere l'idea di un progetto di più ampio respiro, lasciando perciò le cose inalterate nel privato: ovvero in questo caso niente innalzamento dell'età pensionabile e niente ritocchi allo scalone. Il quadro di insieme è troppo fragile, si ragiona in ambienti dell'Esecutivo, per permettersi di creare nuova incertezza fra la gente e pericolose disillusioni. Questo nonostante che la richiesta di procedere a una revisione dell'impianto previdenziale arrivi anche da esponenti del Pd. Enrico Letta ieri, Linda Lanzillotta oggi: "Penso ad un all'allungamento dell'età pensionabile per tutti - dice l'esponente del Pd - senza però ridurre le pensioni". Le risorse, spiega il fronte del sì, potrebbero infatti servire a rimpinguare gli ammortizzatori sociali. Come dire, anziché combattere l'evasione o prendere i soldi da chi ce li ha, tassando i redditi più elevati come vuol fare in America quel sovversivo di Barack Obama, in Italia si dovrebbero andare a pescare nelle tasche dei lavoratori le risorse per combattere la crisi. E questi signori hanno ancora il coraggio di dichiararsi di centro sinistra. Roba da far inviperire persino Rosy Bindi che al contrario dei suoi colleghi di partito ha ben compreso la vera essenza di questa manovra: La strada scelta dal governo "rischia - ha detto anch'essa - di far pagare i costi della crisi alla parte più debole del mondo del lavoro e della societa". Condividi