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di E.P. Anche oggi il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, non ha mancato di comunicarci tutta la sua insoddisfazione nei confronti del governo Prodi. E’ tornato a prendersela con il decreto sul welfare che metterebbe addirittura in gioco la credibilità dell’esecutivo. Guai a chi si permetterà di migliorarlo anche di un pizzico, così com’è va più che bene agli imprenditori. Non si rende conto che è proprio la grande soddisfazione espressa dagli industriali nei confronti dell’accordo siglato con i sindacati che puzza e crea più di una perplessità. Troppo è il loro accanimento nel difenderlo, perciò deve esserci sotto qualche fregatura. E così si sono espressi i tanti lavoratori, metalmeccanici, in testa massimamente quelli delle grandi imprese che hanno fatto la storia industriale del nostro paese e che al referendum hanno votato massicciamente contro l’accordo. A loro, ma anche a chi ha votato sì, al contrario che a Montezemolo, vanno bene le modifiche migliorative strappate dalla Sinistra in tema di pensioni e precarietà e spingono affinché siano approvate dal Parlamento, Senato in primis. Anzi, a Montezemolo ricordano che ci sono in Italia oltre 7 milioni di lavoratori che attendono il rinnovo dei loro contratti. In alcuni casi sono scaduti da anni e le loro buste paga non reggono al confronto di un costo della vita che continua a galoppare. Per loro il governo sarà credibile se riuscirà a far sedere il signor Montezemolo e la sua corte confindustriale attorno ad un tavolo, per discutere in modo serio, e finalmente risolvere, questo spinoso argomento. Mettersi attorno ad un tavolo con i sindacati ed i rappresentanti del governo per quantificare gli aumenti salariali che spettano ai lavoratori e che sono qualcosa di più dei miserabili 30 euro mensili lordi che il presidente della Fiat, che è poi lo stesso Montezemolo, ha deciso di concedere ai suoi dipendenti. Il ministro del lavoro, Damiano, ha già comunicato la sua disponibilità ad istituire questo tavolo triangolare, beninteso se otterrà la disponibilità di tutte le parti. Allora si affretti il presidente di Confindustria a dire di sì, altrimenti sarà scioperò generale a gennaio, come hanno già annunciato i segretari generali di cgil, cisl e uil. Condividi