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Oramai è praticamente ufficiale la proposta del pacchetto anti-sciopero che verrà portato alla discussione nel consiglio dei ministri. La geniale proposta, senza precedenti in nessun altro paese del mondo, è di per sé molto semplice: nel settore dei trasporti (per ora) i lavoratori non potranno scioperare mai. Neanche con molto preavviso, come oggi, neanche nei periodi caldi, com'è già previsto da anni. Semplicemente non possano scioperare. Punto e basta. Perché se lo facessero sarebbe solo ‘virtuale’, lavorando cioè, e perdendo comunque la retribuzione. Se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere. Tutto si basa, almeno a parole, sul presunto diritto degli utenti ad avere un servizio efficiente e sicuro. E pensare che la natura stessa dello sciopero è di portare all’attenzione della pubblica opinione le vertenze attraverso un disservizio. E qui scatta la domanda: ma chi sono questi utenti? Che forse questi fantomatici utenti non sono anche lavoratori, costretti in gran parte a lavorare per stipendi da fame in altri settori assolutamente importanti come la sanità, la scuola, il commercio, l’industria, l’artigianato? E se domani (oggi?) le condizioni del lavoro a cui sono sottoposti li inducessero a intraprendere una battaglia per avere uno stipendio più dignitoso potremmo consentire che altri ‘utenti-lavoratori’ abbiano perciò un danno? La risposta è chiaramente no! E così ci avviteremo in un’ennesima spirale del mai così tanto vittorioso motto ‘il nemico del povero è il più povero e così all’infinito’. Il livello di schizofrenia sociale al quale siamo arrivati consente oramai al governo di spostare costantemente il livello del problema sempre sul settore sociale più debole. Eppure è proprio di questi giorni una storia come quella della Limoni di Ponte San Giovanni, dove una proprietà particellizzata in mille rivoli con al centro interessi finanziari, perché controllata dalle banche, si permette di far chiudere uno stabilimento che rappresentava un investimento strategico solo per racimolare un po’ di risorse economiche da reinvestire in finanza speculativa. In un futuro prossimo questa mossa porterà a un debito maggiore ma tutto ciò non ha nessuna importanza per gli illuminati proprietari dediti solamente alla distruzione sistematica di un sistema economico sostenibile in nome di un profitto fittizio ma che può alimentare la bolla dentro la quale si muovono pescecani senza scrupoli. Fortunatamente, ci piace pensare anche grazie al nostro intervento, i lavoratori dell’azienda hanno venduto cara la pelle e hanno strappato un accordo dignitoso. Ora il PRC presenterà in tutti i comuni un ordine del giorno e una raccolta di firme nel quale si chiede di esentare dalle tasse comunali tutti quei soggetti (precari e non) che perderanno il lavoro o entreranno in cassa integrazione. Le risorse per questa operazione dovranno essere trovate aumentando le tariffe per coloro che hanno guadagnato e che continuano a guadagnare (lo sapevate che i ricchi sono in costante aumento?) con questa crisi. Non sono forse questi i responsabili del disastro nel quale ci troviamo? E mentre in tutto il mondo i governi, anche quelli conservatori, statalizzano le banche e le aziende a cui danno contributi pubblici per controllare che il loro comportamento sia virtuoso, in Italia diamo soldi alla Banche che poi non erogano il credito ai commercianti ai lavoratori e ai piccoli imprenditori alimentando la crisi. Non sono forse anche loro ‘utenti’ di qualche servizio? Non hanno forse anche loro il diritto di vivere del proprio lavoro? Condividi