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Il peso e gli effetti negativi della crisi finanziaria, su chi perde lavoro, sui giovani precari, sulla economia in genere e sul pesante debito pubblico del nostro Paese, impongono a tutta la classe politica di introdurre forme di rigore economico e di contenimento delle spese, a cominciare dagli enti che noi stessi governiamo”. È con questa premessa politica che Stefano Vinti, capogruppo di Rifondazione comunista a Palazzo Cesaroni, interroga la Giunta per saper se in Umbria è stato integralmente applicato il complesso della disciplina legislativa, statale e regionale, sul contenimento dei compensi degli amministratori e dei direttori di società partecipate dalla Regione, degli enti e dalle agenzie regionali. Vinti, che nell’ordine stila il seguente elenco: Adisu, Arpa, Arusia, Agenzia promozione turistica, Agenzia Umbria ricerche, Centro pari opportunità, Isuc, Centro studi giuridici, Ce.d.r.a.v., Ferrovia centrale umbra, Ater (Azienda territoriale per l’edilizia) Asl ed Aziende ospedaliere, chiede se la Giunta intenda assumere a breve “ulteriori iniziative di carattere normativo, alla luce dei recenti e gravi sviluppi della crisi che, da finanziaria, sta ormai attraversando l’intero contesto sociale”. Vinti ricorda in particolare che la riduzione dei compensi degli amministratori, di società miste o a totale partecipazione pubblica, venne disposta, già prima della attuale crisi, dalla legge finanziaria del 2007, e che già da allora al legislatore risultava chiara l’esigenza di “porre argine al proliferare di apparati burocratici, spesso forieri di gravi appesantimenti”, e che lo stesso legislatore era chiamato a “non confermare gli amministratori di società con bilanci in deficit”. Dopo aver ricordato che una linea di rigore in tal senso è stata sollecitata in queste ore anche dai ministri finanziari del G7, Vinti ricorda che in Umbria, la legge regionale numero 8 del 2007 (il cosiddetto collegato alla manovra di bilancio) “impone una riduzione dei componenti degli organi direttivi e dei loro compensi nelle società partecipate dalla Regione negli enti e nelle agenzie regionali”, e che gli stessi emolumenti devono rimanere in una fascia che va dal 30 al 50 rispetto alle indennità dei consiglieri regionali. Condividi