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Spiace ammetterlo, ma ci sembra che la considerazione più azzeccata su quanto sta accadendo in queste ore nel Pd come conseguenza di una serie ormai lunga di disastri elettorali che hanno visto erodere rovinosamente il consenso di cui godeva i partito di Veltroni, sia stata quella lapidariamente espressa dal segretario dell'Udc, Pierferdinando Casini: "All'Italia servono partiti veri", ha commentato impietosamente. Sicuramente c'è un fondo di verità anche nelle valutazioni espresse da altri politici, anche da quelli compresi dai giornalisti nella indistinta area della cosiddetta "sinistra radicale". Prendiamo Franco Giordano, ad esempio, secondo il quale saremmo di fronte al "fallimento senza appello di un intero progetto politico, quello basato sul miraggio dell'autosufficienza del Pd", le cui conseguenze "sono state disastrose per tutti". Giudizio analogo a quello della portavoce dei Verdi Grazia Francescato: "Finisce l'era del 'corro da solo". Tutto giusto, ma gli ultimi due non ci pare abbiano colto l'essenza vera di ciò che è avvenuto, le ragioni reali che hanno determinato questa debacle veltroniana che, come ha detto Casini, stanno nel fatto che il Pd non è e non è mai stato un partito vero, bensì artificiale, perché prodotto di alchimie politiche che hanno portato alla fusione a freddo di due soggetti (quello di provenienza ex Pci e quello di provenienza ex Dc) distinti e distanti fra loro per storia politica e cultura, il che ha determinato una sorta di "reazione di rigetto" che lo ha paralizzato nella sua azione quotidiana che agli occhi degli elettori è apparsa altalenante ed inconcludente, tanto da impedirgli di esercitare un'opposizione reale allo strapotere berlusconiano con il quale un giorno stabiliva accordi (l'ultimo, vergognoso, quello sullo sbarramento per le Europee) e contro il quale il giorno dopo apriva, solo apparentemente però, forti parentesi polemiche, fatto che ha spalancato le porte al furbo proselitismo dell'Idv di Di Pietro, per ironia della sorte il solo alleato considerato, tanto da ammetterlo nella ristrettissima coalizione elettorale che un supponente Veltroni aveva messo in piedi nel tentativo ingannevole e vano di respingere la scalata berlusconiana al potere. . Un partito che si nutriva unicamente dei sogli liberisti e filo americani del suo leader e che era di fatto profondamente diviso al suo interno ed anche a livello internazionale, come ci dimostra, tanto per dirne una, la sua bizzarra collocazione al livello del Parlamento europeo (non nel gruppo socialista, ma neppure in quello democristiano), ha finito per soggiaciere ad una male interpretata "libertà di coscienza" per cui ogni parlamentare del Pd è praticamente libero di distinguersi da tutti gli altri su tutte le questioni principali che interessano il Paese: da quelle inerenti i diritti civili ("testamento biologico sì, testamento biologico no", "riconosciemnto delle coppie di fatto sì, riconoscimento delle coppie di fatto no", ecc.), a quelle in campo economico (esempio lampante la mancata adesione allo sciopero ed alla manifestazione nazionale dei metalmeccanici e dei dipendenti pubblici Cgil), per finire con i forti tentennamenti espressi in tema di riforme istituzionali (il federalismo fiscale, ad esempio) e con la debolissima difesa della laicità dello Stato rispetto ai forti attacchi e ripetuti che in questo senso ci sono venuti dalle gerarchie vaticane. Per forza di cose, dunque, un partito così mal combinato e privo anche del forte collante del potere che poteva in qualche modo mascherarne i limiti, non poteva continuare a lungo ad illudere il popolo delle sinistra che ha preso assai presto ad abbandonarlo. Il Pd si è dimostrato, in un lasso di tempo rapidissimo, per quello che realmente è: un partito ne carne ne pesce, "artificiale", come ha notato giustamente Casini, incapace, perciò, di indicare le cose giuste da fare per il bene del Paese e che nel breve corso della sua vita è riuscito solo a creare un grande deserto a sinistra. Quindi prima ci saremo tolti di mezzo questo equivoco, compreso il suo interprete principale, prima staremo meglio tutti. Condividi