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PERUGIA - “I dati sulla raccolta differenziata in Umbria sono talmente deludenti da richiedere una rapida inversione di marcia nella gestione del ciclo dei rifiuti. Nessuno dei quattro Ato, raggiunge le percentuali di differenziata previste dalla normativa nazionale e regionale. Questo significa che gli strumenti utilizzati finora non si sono dimostrati adeguati e che occorre imprimere un’accelerazione nel passaggio alla raccolta domiciliare, nel prevedere sanzioni per i comuni inadempienti e nell’incentivare i comportamenti virtuosi dei cittadini. Solo in questo modo, oltre che promuovendo una seria politica di riduzione e riuso, riusciremo a raggiungere quel 65 per cento di raccolta differenziata che il nuovo Piano dei rifiuti prevede venga raggiunto di qui a tre anni”. Così Oliviero Dottorini, capogruppo regionale dei Verdi e civici a Palazzo Cesaroni, commenta i dati relativi alla produzione di rifiuti e alla raccolta differenziata in Umbria relativi al 2007, evidenziando come, secondo il decreto legislativo 152 del 2006, la percentuale da raggiungere doveva essere del 35 per cento nel 2006 e 45 per cento nel 2008, mentre il Piano regionale dei rifiuti attualmente in vigore prevedeva il raggiungimento del 45 per cento entro il 2006. “Il fatto che rispetto al 2006 la raccolta differenziata non faccia passi avanti, ma anzi diminuisca, passando dal 29 al 28,3 per cento, afferma Dottorini, è significativo di un sistema destinato a rimanere bloccato, a meno che non venga impresso un netto cambio di marcia. La sola raccolta stradale ha terminato il suo potenziale di crescita e per prevedere incrementi significativi è indispensabile l'introduzione a livello capillare di efficaci sistemi di raccolta domiciliare". "I comuni più virtuosi – aggiunge il capogruppo regionale dei Verdi e Civici - sono quelli che hanno messo in atto politiche di raccolta porta a porta e premialità dei comportamenti virtuosi, a conferma di quanto i Verdi e civici e gli ambientalisti sostengono da anni. Ma è opportuno anche eliminare quei conflitti di interesse nella gestione della raccolta differenziata e dello smaltimento ultimo che in parte spiegano risultati inverosimili, come nei casi di Orvieto (16 per cento) e Città di Castello (17,5 per cento) che assieme a Foligno (18,8 per cento) sono l'emblema di una gestione fallimentare". "Perché, infatti, le aziende dovrebbero promuovere la raccolta differenziata se hanno a disposizione discariche o altri impianti per smaltire i rifiuti spendendo pochissimo e scaricando sulla collettività tutti i costi? E’ possibile immaginare il raggiungimento del 65 per cento di differenziata solo eliminando certe storture e mettendo i comuni nelle condizioni di non sottovalutare i risultati nefasti di certe loro politiche". "Occorre – conclude Dottorini - mettere in atto una seria politica di premialità che distingua nettamente tra comuni inadempienti e comuni virtuosi che già oggi possono vantare risultati superiori al 50 per cento di differenziata”. Condividi