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A partire dalla scuola è ripresa la mobilitazione sociale nel paese. La Cgil, con l'adesione di gran parte del sindacalismo di base, ha indetto per il 12 dicembre lo sciopero generale con manifestazioni in tutte le città. Lo slogan "la crisi non vogliamo pagarla noi" vale per il mondo del lavoro e per la gente che non riesce ad arrivare alla fine del mese, indicando un'altra via di uscita dalla crisi in cui è precipitato il capitalismo in Europa e negli Stati Uniti. (…) La sinistra, con la grande manifestazione a Roma dell'11 ottobre ha dimostrato, attraverso il recupero della sua storica collocazione politica e culturale, di essere quella parte della politica organica al mondo del lavoro e, più in generale, delle vittime del capitalismo e dei suoi alleati, il patriarcato, il razzismo. Il suo compito è di favorire la generalizzazione dei fronti di lotta e metterli in relazione sinergica, far diventare senso comune di massa che il futuro di ciascuno dipende da quello degli altri, che la prospettiva che ci si deve dare è quella di una nuova società fondata sul rilancio del ruolo del pubblico in economia; su un nuovo modello socialmente responsabile di produzione e di consumo; sulla restituzione al popolo dei beni comuni: acqua, territorio, energia pulita, servizi, intelligenza sociale; sulla solidarietà; sulla partecipazione democratica effettiva del popolo alle scelte economiche e politiche. Ciò comporta che la configurazione della sinistra non solo deve comprendere tutta la sua articolazione politica, sociale e di movimento, ma che deve essere difesa da ogni tentativo di centralizzazione organizzativa coatta e autoritaria da parte di frammenti di ceto politico autoreferenziale. Bisogna smetterla di inquadrare la realtà del Pd partendo dalle dichiarazioni dei suoi esponenti o dai rendiconti dei massmedia dei padroni o ad essi subalterni. Ogni forza politica si giudica primariamente da ciò che fa. E ciò che il Pd (e prima di esso Ds e Margherita) ha fatto al governo nazionale e continua a fare nei principali suoi governi locali, e persino dall'opposizione, lo caratterizza come il partito più organicamente protagonista delle politiche liberiste. Privatizzazione di tutto ciò che è pubblico o bene comune, svendita del territorio, schiacciamento sulle politiche di bilancio restrittive e antisociali dei Trattati europei, precarizzazione del lavoro. Un partito attore di quel processo di controriforma autoritaria che con l'accordo per lo sbarramento elettorale al 4% alla vigilia delle elezioni europee e l'attacco all'autonomia del sindacato, perfeziona quel processo di espulsione di grandi masse di popolazione dalla politica. Ed è in questo contesto che si colloca la necessità e la possibilità, per la sinistra politica di affrontare il progetto del Pd, con una lotta politica aliena da ogni compiacenza, recuperando il suo radicamento sociale perché logorato dalla percezione popolare di una tendenza a integrarsi al Pantheon dei ceti politici pro - sistemici. E questo può avvenire attraverso iniziative, linguaggi, comportamenti soggettivi che diano un segnale opposto, riconfermando l'appartenenza alla propria gente. La fenomenologia attuale della sinistra politica non è soltanto il risultato di processi culturali, ma soprattutto di processi materiali della società capitalistica contemporanea, tra cui le lotte sociali concrete (…) Insieme al movimento operaio che continua ad essere l'elemento antisistemico decisivo per molti aspetti sostanziali, ci sono molteplici forze sociali, altre tipologie di lotta e di obiettivi, altre elaborazioni critiche del capitalismo. Lo stesso movimento operaio è cambiato nella sua composizione, l'irrompere della presenza di lavoratrici e lavoratori migranti non rappresenta soltanto una modifica formale ma sostanziale. Legislazioni xenofobe e crisi economica hanno accelerato un processo micidiale per cui essere espulsi dal circuito produttivo si traduce nell'espulsione dal territorio nazionale e nella perdita delle già poche garanzie acquisite. Una sinistra anticapitalista non può non porsi come fra i propri obiettivi principali l'innalzamento generalizzato della soglia dei diritti e la rottura delle condizioni di subalternità giuridica in cui sono ormai costretti quasi 4 milioni di persone. Accanto a questo è necessaria una riformulazione dei diritti di cittadinanza che permetta la regolarizzazione delle tante e dei tanti costrette/i alla irregolarità in funzione di maggiori margini di sfruttamento, che impedisca l'avallo di tutte politiche securitarie messe in piedi nel corso degli anni. (…) L'esperienza di Sinistra Europea aveva raccolto, accanto a Rifondazione Comunista, numerose associazioni sociali e culturali, pezzi importanti di sindacato, collettivi di sinistra antisistemica: il suo disegno, agli antipodi rispetto a ogni idea di partito unico, era quello di una struttura in cui ognuno continuava a disporre della propria indipendenza con l'intento di costruire punti di vista e obiettivi comuni per praticarli unitariamente. Ed essendosi dunque manifestata per sua natura infungibile a ogni idea di partito unico, quindi di scioglimento di chicchessia, Sinistra Europea in vista delle elezioni del 13 aprile è stata tolta di mezzo e sostituita con "La Sinistra-l'Arcobaleno". Questo è stato un errore. Oggi è necessario riprovarci, evitando accelerazioni e forzature da parte partitica su tempi e modi. Occorrono invece confronto e decisioni democraticamente costruite. (…) Impariamo dall'esperienza e dalle scelte del Forum Sociale Mondiale di Belem, dal "mondo reale e possibile" della sinistra che lì si è incontrato e da cui molti di noi stanno tornando, dalla sua manifestazione di autonomia, di capacità critica sottoposta alla verifica della pratica, di produrre risposte unitarie, in sintesi dal senso di responsabilità nei confronti dell'intera umanità. Per confrontarci su tutto questo, ci incontriamo Roma, sabato 21 febbraio, al Rialto Occupato, in Via Sant'Ambrogio, 4, dalle 10 alle 16. Condividi