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di Giovanni Montanaro Finalmente la Chiesa Cattolica è intervenuta in merito alla situazione dei separati/divorziati spendendo in loro favore parole di comprensione invece della notoria preclusione totale. Un piccolo passo avanti per prendere atto che lo status di separati e divorziati, ormai così diffuso anche tra i credenti, non può essere più valutato come un “reato” che implichi automaticamente il loro abbandono da parte della comunità ecclesiale. Se l'Arcivescovo Tettamanzi ammette che la Chiesa ha trascurato, ignorato ed escluso queste “anime travagliate” sbagliando è vero che, se ne dispiaceranno i Sapienti docenti antipapalini di Roma, dimostra una apertura e indole progressista superiore a quella del nostro Stato laico. Invero esistono agevolazioni, prebende, sgravi, detrazioni, sussidi ecc. per svariate “categorie disagiate” ma resta impossibile capire il perchè tra costoro non figurino anche i separati e divorziati ancora visti come soggetti da vessare (loro dicono tassare) indifferentemente. La recente norma che ha imposto il patrocinio legale per tutte le questioni di famiglia, compresi separazioni e divorzi consensuali o condivisi, è una autentica “tassa sui tartassati” ad esclusivo vantaggio della lobby degli avvocati che traggono dalle disgregazioni familiari buona parte del loro reddito. Avete mai trovato nel bando per assegnazione di case popolari un punteggio aggiuntivo per separati? Non ci risulta, meglio lasciare che vengano assegnate a deputati, parlamentari, segretari di partito e loro congiunti! Vogliamo parlare di come vengono ripartiti gli assegni familiari e le detrazioni per figli a carico nei casi di affido non condiviso (ancora nell'ordine del 90%)? Per lo Stato, laico e progressista, le disgregazioni familiari appartengono alla categoria “lacrime di coccodrillo” dove primeggiano sigarette, alcool e benzina. Sono considerati veri nemici dello Stato democratico, da combattere in ogni modo per la loro forte negatività sociale ma poi santificati in nome della quadratura del cerchio fiscale in occasione della Finanziaria di turno! Allora non ci resta che sperare nella Chiesa, chiedendo che attivi tutte le sue doti di convinzione (Concordati, ferventi Parlamentari di entrambe le sponde, interessi comuni, ecc.) per rafforzare questa apertura di carità, coinvolgendo anche lo Stato italiano, affinchè si occupi seriamente del travaglio, anche economico, che si abbatte sulla testa dei separati. Nella comune speranza che lo Stato padre-padrone e Santa Madre Chiesa, dopo secoli di convivenza “more uxorio”, non decidano di separarsi anche loro. Condividi