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di Daniele Bovi "Almeno gli bloccassero gli stipendi". Una volta il concetto veniva ribadito nelle curve quando la misura era colma. Quando proprio non ce la facevi più a sorbettarti uno spettacolo insipido, ma sapevi che non si sarebbe mai verificato. Era un auspicio, una sottile voglia di vendetta da parte di un innamorato tradito. Fino ad oggi. A causa della mancanza dei risultati attesi infatti, il Perugia calcio ha bloccato il pagamento degli stipendi ai giocatori. Una misura draconiana che la dice lunga sul grado di insofferenza raggiunta dal presidente Covarelli. La squadra è infatti a metà della classifica del girone B della prima divisione di Lega Pro mentre la società punta a un campionato di vertice. O meglio, puntava ad una classifica di vertice. La mannaia di Covarelli si abbatte sui portafogli dei Grifoni (?) dopo tre cambi di timoniere, un walzer di giocatori che manco al concertone viennese di Capodanno, ritiri punitivi tipo Gaucci, un Curi con un numero di spettatori inferiore a quello della bocciofila del Percorso verde e prestazioni tipo il fantozziano match Scapoli contro Ammogliati. Ma soprattutto, ed è questa la cosa più indigesta per i tifosi, una manifesta mancanza di "attributi". La decisione è stata annunciata dal presidente del Perugia Leonardo Covarelli, il quale ha spiegato in un durissimo comunicato che "la gara con il Pescara (di domenica scorsa pareggiata in casa 0-0 (in fondo cosa c'è più triste di uno 0-0 in casa?, ndr) ha riservato un'altra delusione alla dirigenza, ai tifosi e alla città". "Dai giocatori - ha aggiunto - mi aspetto una reazione domenica a Gallipoli, una partita che ci farà vedere chi è pronto a lottare e crede nel nostro progetto e chi invece verrà messo da parte. I giocatori devono dimostrare sul campo di meritarsi lo stipendio - spiega Covarelli - e visto che sinora ciò non è avvenuto come era nelle nostre aspettative, ho deciso di sospenderli, sperando di dover tornare presto indietro di fronte ad un Perugia diverso". Condividi