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da Liberazione: FINE DI UN DRAMMA FINE DI UN SOPRUSO Dino Greco Eluana è morta. Scriviamo "libera" e ci permettiamo solo adesso di pubblicare la foto di Eluana giovane e bella. Ora vogliamo ricordarla così. Contrariamente a quanti - e sono tanti - hanno stampato e ristampato il suo giovanile ritratto per dare ad intendere che quel bel viso sorridente e in realtà sfinito da tanti anni di coma vegetativo, fosse proprio quello che si voleva crudelmente cancellare. Si spengano i riflettori, si lasci finalmente il diritto al dolore privato ad un padre e ad una madre che hanno portato il pesante fardello per diciassette anni. Cessato l'artificio dell'accanimento sanitario, la natura ha fatto il suo corso naturale. Andandosene Eluana ha sconfitto l'inverecondo sciacallaggio politico che sul suo corpo e sul dolore della sua famiglia si è consumato in questi giorni. Nulla ci è stato risparmiato del peggior repertorio della strumentalità, dell'opportunismo, dell'ipocrisia, della profonda immoralità di una politica che non ha esitato a fare un uso perverso di una vicenda privata per imporre una scelta da «Stato etico». E che, contemporaneamente, va a scardinare l'intero edificio istituzionale: le prerogative del capo dello Stato, le sentenze - definitive e dunque inoppugnabili - della Corte di Cassazione, il ruolo del Parlamento. Quello che Berlusconi ha provato (sta provando) a determinare, con una formidabile accelerazione, è lo smottamento della democrazia costituzionale. Di più: è l'affermazione della forma preliberale, quella che fa del monarca un "dominus legibus solutus", affrancato da ogni vincolo, detentore esclusivo della sovranità che esercita senza altro limite che non sia la sua propria volontà. Berlusconi pensa ed opera come se la fonte di emanazione del suo potere, il voto del popolo, gli conferisse una giurisdizione assoluta. Quali esempi, fra quelli che la storia ci ha consegnato, possono essere evocati per cogliere il senso profondo di questa caduta verticale della democrazia? La vigilia del 1925 nell'Italia dell'incombente regime fascista? Oppure l'assolutismo regio riassunto dalla celebre frase di Luigi XIV: L'ètat c'est moi . Non paia, questa, un'iperbole polemica, una escogitazione gratuita. Un passo dopo l'altro, una vulnerazione dopo l'altra, una sequenza continua di amputazioni dei principi e dei diritti sanciti dalla Carta, stanno cambiando profondamente la realtà del Paese. E' come in chimica: quando un elemento supera, in un composto, una soglia critica, la soluzione «precipita» e cambia radicalmente natura. Allora, qualsiasi intervento risulta tardivo, ogni sforzo è compromesso. Rimane spazio solo per le recriminazioni, per l'inventario delle reticenze, degli errori, degli atti mancati. Il declivio si fa più ripido. E' più complicato risalirne la china. Siamo ancora in tempo per scongiurare al nostro Paese un'altra drammatica caduta. Condividi