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di Isabella Rossi E’ una fredda mattina di febbraio quando incontro, in un ufficio della Consigliera di Parità della Regione Umbria, Viola, Elisa, Francesca ed Eleonora, le quattro ragazze al quarto anno dell’Istituto “Assunta Pieralli”, indirizzo Scienze Sociali. In Regione le ha portate uno stage di 6 giorni ed un incarico ufficiale, quello di osservatrici nell’Ufficio della Consigliera, la dottoressa Marina Toschi. Nel gruppo comanda chi trasgredisce di più Riguardo all’intervista sono molto curiose, mi hanno avvertito. Quando arrivo Viola, in disparte ha deciso di protocollare l’incontro, le altre ragazze mi guardano con un po’di sano timore. Per rompere il ghiaccio ci trasferiamo tutte in sala riunioni ed iniziamo semplicemente a parlare. Vorrei tanto sapere come vivono gli adolescenti oggi in Italia. “I ragazzi sono cambiati sia in meglio che in peggio”, mi racconta Viola, “c’è più libertà ma anche il consumo di droghe è aumentato. Con i prof. c’è più comunicazione ma io sento dire che siamo molto più complessati e dicono che i rapporti fra di noi siano più conflittuali. All’interno dei gruppi comanda chi trasgredisce di più.” Eleonora racconta che comunque tra ragazze c’è più competizione, lei e Viola assicurano di avere più amici maschi. E’ per via dell’invidia secondo Eleonora. Francesca è di altro parere: “c’è più condivisione tra donne, ho avuto esperienze negative con i ragazzi”, spiega. Se non sei bella non sei accettata Ma cosa deve fare una ragazza per avere molti amici? “Una ragazza per andare bene deve essere uguale a tutte le altre, se non sei bella non sei accettata”, chiarisce Eleonora. E c’è una taglia giusta? Certo che c’è, è la 40, rispondono in coro. “Ho misurato una quaranta che non mi andava bene”, racconta Francesca, “e subito ho pensato di dovermi mettere a dieta”. Non così Eleonora. Anche lei ha avuto un periodo verso i tredici, quattordici anni, in cui le taglie erano di vitale importanza. “Ma ora l’ ho superato. Quando non va bene non cambio me, cambio vestito” dichiara fiera e afferma: “la cosa più importante è essere in pace con se stessi, ogni volta che arrivano dei problemi se li risolvi sei più forte”. Il suo sogno, rivela, è fare la psichiatra. Esiste la solidarietà fra ragazze? Giriamo un po’ intorno a questi temi: integrazione, canoni di bellezza, stereotipi. “Io alle medie ho avuto problemi con altri compagni”, rivela inaspettatamente una delle studentesse , “mi prendevano in giro e mio padre è dovuto andare a parlare con i professori. Anche oggi ci sono delle persone con cui ho paura di parlare.” La sua dichiarazione desta sorpresa. Le altre compagne non conoscevano le sue paure. Ma come si reagisce ad un attacco frontale a scuola? Può la solidarietà fra ragazze aiutare a superare certi ostacoli? Le quattro studentesse tacciono. In fondo proprio questa mattina hanno scoperto cose che non sapevano l’una dell’altra. “E’ successo anche a me alle medie di subire attacchi, credo che fosse perché io ero più matura degli altri, non riuscivo ad integrarmi bene nel gruppo” racconta ora un’altra ragazza. Le compagne di scuola, poi, iniziano a parlare tra di loro. Intuisco i temi: lealtà, rispetto, regole, presupposti per istaurare le une con le altre un vero rapporto di fiducia. Le interrompo per chiedere quale sia per loro la professione ideale. E la professione ideale? A Viola, già attiva in una cooperativa che offre servizi alle famiglie, piacerebbe lavorare nel sociale. Eleonora, ribadisce, è da quando aveva quattordici anni che vuole fare la psichiatra. A Francesca piacerebbe lavorare con i bambini piccoli. Ed Elisa, vorrebbe fare un lavoro con il quale essere utile alle persone, le piacerebbe diventare psicologa. Donne e lavoro in Italia: quali prospettive? Ma per realizzare i loro progetti quanto sono disposte ad investire le ragazze? Dopo il diploma innanzitutto un anno all’estero per migliorare l’inglese, dichiara Viola. Eleonora, pensa all’Olanda, magari anche solo d’estate, “e poi so che dovrò impegnarmi molto negli studi” precisa. A Francesca piacerebbe vedere il mondo. Proprio come ad Elisa che non si è mai mossa dall’Italia. Per tutte la conoscenza di una lingua straniera è fondamentale. Le ragazze sanno già che il 54% delle donne in età da lavoro in Italia sono disoccupate. Domando quali siano, secondo loro, i motivi. Per Viola è perché la donna in età fertile può chiedere il congedo di maternità. Eleonora sa solo una cosa: “Io una volta laureata vorrei andare via dall’Italia. Conosco una ragazza francese. In Francia ci sono molti più diritti, l’organizzazione è migliore. E poi qui se non c’è la raccomandazione, non c’è lavoro.” A Francesca, invece, la situazione in Umbria piace: “Io vengo da Napoli, lì è tutto molto più difficile, credo che qui ci siano molte più possibilità". Anche Elisa ha le idee chiare: “penso che non sia semplice trovare lavoro in Italia. Per il lavoro di psicologa all’estero sarebbe comunque più dura.” E quanti anni ci vorranno per poter esercitare la professione? Un minimo di cinque per Elisa, di otto per Viola ed Eleonora e sicuramente almeno 10 anni per tutte e quattro le studentesse del Pieralli. Condividi