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“I metalmeccanici riconquistano il contratto nazionale dopo 10 anni di accordi separati e lo fanno soprattutto grazie alla grande mobilitazione dei lavoratori”. Sono queste, secondo Alessandro Piergentili, segretario generale della Fiom Cgil di Perugia, le principali ragioni di soddisfazione all'indomani della sigla a Roma del nuovo Ccnl dei metalmeccanici. “Siamo riusciti a superare le posizioni oltranziste di Federmeccanica – spiega il segretario Fiom - mantenendo capisaldi importanti sull'orario di lavoro e sul ruolo contrattuale delle Rsu”. Positivo anche il giudizio sulla parte economica: 127 euro di aumento suddivise in tre tranche (la prima già nel mese di gennaio) più una una-tantum di 300 euro a marzo 2008. Ora la parola passerà ai lavoratori che saranno chiamati a esprimersi nel referendum unitario, la cui data sarà fissata in settimana. In Umbria sono oltre 12mila i metalmeccanici interessati dal rinnovo (circa 7mila in provincia di Perugia) che in questi mesi hanno contributo in “maniera determinante” alla riuscita della vertenza con oltre 40 ore di sciopero e una serie di mobilitazioni culminate nella manifestazione sotto la sede di Confindustria a Perugia e nei blocchi stradali e ferroviari di Terni della scorsa settimana. “Quello siglato ieri è il migliore contratto possibile nelle condizioni date”. Lo sostiene Manlio Mariotti, segretario generale della Cgil dell'Umbria. “Un contratto – spiega il segretario – che ci ha consentito, dopo il periodo nero degli accordi separati, di ripristinare l'autorità negoziale del più grande sindacato dei metalmeccanici di questo Paese, la Fiom-Cgil. Ora, possiamo guardare con maggiore fiducia ad altre categorie in attesa di rinnovo, come quelle del commercio e dell'artigianato, senza dimenticare tutta la partita del pubblico impiego che è ancora aperta con il Governo”. Ma la “questione salariale” non si risolve soltanto con i rinnovi contrattuali. E' per questo che Cgil, Cisl e Uil nazionali hanno fissato per il prossimo 15 febbraio “una giornata di mobilitazione e lotta, a carattere generale” se il Governo non metterà in atto in tempi brevi interventi di riduzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro dipendente (detrazioni per lavoratori e pensionati, recupero del drenaggio fiscale, bonus per i figli). “Nel nostro Paese – conclude Mariotti – il lavoro pubblico produce il 55% del Pil, ma paga l'80% delle tasse complessive. E' ora di intervenire per riequilibrare questa ingiustizia”. Condividi