di Nicola Bossi La presunta arma del delitto - un coltello trovato a casa di Sollecito con le impronte di Amanda Knox e Meredith Kercher - è stata al centro della terza giornata di processo sulla morte della ragazza inglese. Sul banco dei testimoni sale Filomena Romanelli, la coinquilina di Meredith e Amanda. "Lei sa dirmi se questo coltello fa parte della dotazione della vostre cucina": chiede il Pm Giuliano Mignini. La Romanelli osserva attentamente è afferma che quel "coltello a casa nostra non l'ho mai visto". Una testimonianza che collima con le tesi dell'accusa: quell'arma bianca fu portata dai killer e non fu trafugata nella casa. Se fosse tutto confermato perderebbe colpi l'ipotesi del ladro che sorpreso da Meredith ha cercato di tamponare quella scoperta improvvisa. I Pm chiedono al testimone se era a conoscenza di una cena, di un pranzo dove gli ex fidanzatini avevano inviato la loro compagna Meredith. "Da quello che so escluderei questa ipotesi": ha affermato la Romanelli. Altra risposta importante - e da contro verificare - perchè escluderebbe una contaminazione casuale, amichevole. Sulla presunta arma del delitto materiale genetico di Amanda è stato trovato sul manico, mentre sulla lama c'è traccia genetica di Meredith. Per la difesa la contaminazione del reperto avvenne in laboratorio e lo dimostrerebbe la pochezza del materiale genetico. Filomena Romanelli ha poi parlato della tragica mattina del 2 novembre:"Fui avvisata da una telefonata da Amanda che in inglese mi diceva che qualcosa non andava. C'era del sangue sul pavimento. E che avrebbe avvisato Raffaele. Non mi preoccupai subito, anche quando mi disse che non aveva notizie di Meredith". Condividi