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di Daniele Bovi Lo stabilimento della Indesit a None (Piemonte) chiude: in bilico ci sono 600 lavoratori, per la maggior parte giovani e donne. Anche se non ci saranno conseguenze dirette sugli stabilimenti umbri del gruppo Merloni (va ricordato infatti che la Indesit è in mano a Vittorio Merloni ed è cosa ben distinta dall’industria in mano al fratello Antonio che opera qui da noi), la notizia non è certo confortante e fa allungare ulteriori ombre sulla solidità del gruppo. “Una decisione inspiegabile - afferma Giorgio Airaudo, segretario torinese della Fiom - perché riguarda non un settore maturo, come quello dei frigoriferi, ma quello delle lavastoviglie che ha un buon margine di sviluppo. Non vorrei che dietro l'alibi della crisi si celi soltanto la voglia di trasferire la produzione ad Est''. La Indesit infatti ha aperto nel 1999 uno stabilimento a Lodz, in Polonia. “E' inoltre una decisione inaccettabile - prosegue Airaudo - in un territorio già falcidiato dalla crisi dell'auto. L'azienda avrebbe ventilato l'ipotesi di ricollocare i dipendenti ma, osserva Airaudo, non si tratta di ipotesi realistica in un territorio che vede la cassa integrazione crescere in modo esponenziale”. Intanto sulla vicenda si muove anche il Consiglio regionale piemontese, che con un documento approvato all’unanimità afferma che “preso atto dell'annunciata volontà da parte della proprietà di chiudere lo stabilimento di None e concentrare la produzione in Polonia; considerato che questo atto coinvolge drammaticamente circa 600 lavoratori e le loro famiglie e conferma la drammaticità della crisi industriale che colpisce il nostro territorio, si invita la Giunta regionale ad attivare immediatamente un tavolo di crisi regionale e a coinvolgere pienamente il Governo nazionale, finalizzando la propria azione alla salvaguardia dello stabilimento in oggetto e alla tutela dei livelli occupazionali”. Sul versante umbro della Merloni invece, una giornata cruciale sarà quella di lunedì, quando si incontreranno le parti sociali e i commissari. Questi ultimi dovrebbero rendere noto in questo appuntamento il programma industriale di salvataggio dell’azienda. Condividi