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dal Giornale dell'Umbria di oggi, Lara Partenzi La badante diventerà una figura professionale formata e regolamentata a tutti gli effetti, così come quella dell’operatore socio educativo; i Comuni dovranno rinunciare a qualche “personalismo” per attivare maggiori sinergie e mettere a sistema le risorse stanziate nei singoli Bilanci per la costruzione di una rete strutturata dei servizi; previsti interventi mirati a sostegno delle famiglie a rischio povertà mentre tutti i cittadini potranno usufruire di un sistema assistenziale integrato che punta alla massima personalizzazione dei livelli assistenziali anche grazie all’istituzione dei liveas, i livelli essenziali delle prestazioni sanitarie che la Regione Umbria, prima in Italia attiverà con l’approvazione della nuova legge di Riforma dei servizi sociali e con la parallela programmazione prevista dal nuovo Piano sociale regionale. Le linee generali dell’impianto sono pronte. La Giunta regionale ha avviato proprio ieri la discussione - che dovrebbe arrivare al termine entro 15 giorni - sulla nuova legge “Norme per la realizzazione del sistema integrato dei interventi sociali”, un documento frutto di un confronto con i Comuni e i 12 ambiti sociali, e sul nuovo piano sociale rregionale. Si aprirà quindi la fase di concertazione con le parti sociali per poi passare, a marzo, ad un confronto più allargato nell’ambito della seconda sessione del Forum regionale sul Welfare ed approdare, ad aprile, in Consiglio Regionale. Il nuovo assetto legislativo e programmatico determinerà una vera e propria rivoluzione del Welfare regionale, parola dell’assessore alle politiche sociali Damiano Stufara. Un programma ambizioso che farà dell’Umbria una regione all’avanguardia livello nazionale. Su che cosa si basa il nuovo impianto? “Abbiamo deciso di impostare la nuova programmazione tenendo conto di 4 aspetti: la necessità di riformare il Welfare umbro in maniera più appropriata al quadro dei nuovi bisogni sociali, in continua evoluzione; la crescita dei bisogni dei cittadini determinata da una crisi globale, che chiede maggiori interventi e non lo smantellamento dello Stato sociale come sta facendo il Governo Berlusconi. Poi c’è la riforma del federalismo fiscale, non tutte le regioni ci guadagneranno e l'Umbria deve prepararsi a sostenere l'impatto e il fatto che il Governo ha falciato i fondi destinati al sociale in media del 50%, un aspetto che la Regione ha provato a compensare attraverso un incremento delle risorse del 92% tra il 2005 e il 2009.” Non a caso nel nuovo piano si chiede un impegno maggiore anche da parte dei Comuni, sia sotto il profilo finanziario sia organizzativo. "Sì, chiediamo ai Comuni di fare come la Regione, di investire più risorse sul Welfare. E chiediamo anche di collaborare per costruire un modello più adeguato: c'è troppa disomogeneità che rende esigibili diritti soltanto in alcune parti del territorio". In concreto? “Spingeremo molto sulla gestione associata dei servizi sociali attraverso una nuova strutturazione delle 12 zone sociali inserite nella Riforma endoregionale. Ciò significa che andremo verso un nuovo modello di governance in cui la Regione avrà un ruolo più deciso nel programmare su scala regionale e controllare che a livello locale si marci nella stessa direzione ma, nel contempo, ci sarà un maggiore protagonismo dei territori. Inoltre è fondamentale che sia la Regione sia le 12 zone sociali territoriali costruiscano rapporti di collaborazione più proficui con i soggetti non pubblici in senso civilistico che perseguono però interessi pubblici, come il mondo del terzo settore". Come pensate di far evolvere il modello in modo uniforme? “Attraverso uno dei pezzi forti della nuova programmazione: l'introduzione dei liveas, i livelli essenziali delle prestazioni sociali che avrebbe dovuto definire il Governo, cosa che non è stata fatta. L'Umbria, come prima regione in Italia ha deciso quindi di intervenire su questo aspetto, introducendo i liveas proprio con la nuova legge e con il nuovo piano. Può spiegare di cosa si tratta? "Stiamo parlando di servizi fondamentali che saranno parametrati su tutto il territorio a cui indirizzeremo prioritariamemente le risorse disponibili al fine di universalizzare il sistema degli interventi". E quali sono? “A titolo di esempio si può citare: la costituzione degli Uffici di cittadinanza per il welfare leggero, il pronto intervento sociale per le emergenze, i centri diurni per il welfare comunitario, i servizi residenziali per disabili gravi senza rete familiare e le Comunità residenziali per i minori.” Lei ha parlato di una maggiore collaborazione tra i Comuni, non crede che possa essere ostacolata dagli interessi individuali di ciascuna realtà? "E' importante che i servizi siano messi in rete, questo permetterà dei offrire un livello assistenziale migliore e, nel contempo, di ottimizzare le risorse. Non a caso nel nuovo piano è previsto che le risorse messe in bilancio per il welfare non saranno più gestite dai singoli comuni a cui faranno sempre capo ovviamente, ma dovranno essere convogliate nel pacchetto dei fondi destinati ad ogni singola zona per consentire una programmazione sinergica.” Il Piano prevede anche azioni di sistema a supporto delle famiglie i difficoltà. "Stiamo mettendo a punto un pacchetto di risorse aggiuntive per sostenere le famiglie a rischio povertà, che rappresentano il 6% della popolazione regionale”. Parliamo degli operatori del settore, si andrà verso una maggiore regolamentazione delle professionalità? "Si, è uno degli altri aspetti su cui abbiamo deciso di intervenire con incisività. Anche in questo caso l’Umbria farà da apripista a livello nazionale attraverso la definizione delle figure professionali che operano nel sociale". In che modo? “Interverremo su due livelli: quella degli assistenti familiari per i quali stabiliremo un profilo specifico ed introdurremo una qualifica professionale che permetterà di fare ordine sulla questione delle badanti, e quella degli operatori socio -educativi, una figura intermedia su cui farà leva la nuova struttura organizzativa del modello socio-assistenziale. Più qualità degli operatori equivale ad offrire una maggiore efficienza dei servizi". E per quanto riguarda le strutture? "L’obiettivo è quello di tessere un sistema assistenziale integrato in cui tutte le strutture saranno aperte al pubblico e, al di là di chi avrà in mano la gestione pratica delle stesse, siano garantite attraverso un sistema di accreditamento che ci consentirà di evitare affidamenti al massimo ribasso e, quindi, di ottimizzare l'efficienza dei servizi". Ha già detto che il Governo ha in programma una riduzione sostanziosa dei fondi destinati al Welfare, pensa che la nuova programmazione regionale sarà funzionale anche ad ottimizzare le risorse senza penalizzare la qualità dei servizi? “Questo è lo sforzo che stiamo compiendo: il nuovo assetto permetterà di risparmiare e di liberare risorse che intendiamo reinvestire sul sistema dei servizi. Solo per fare un esempio, la riorganizzazione prevede una figura tecnica unica in capo ad ogni zona, il "responsabile sociale di zona”, a cui compete la programmazione e la gestione associata dei sevizi sotto il profilo tecnico. Fino ad ora la stessa funzione era svolta da due persone, un dirigente del Comune capofila d'ambito e un promotore sociale.” Avete in programma maggiori sinergie anche con gli altri servizi? "Stiamo lavorando per il rafforzamento delle politiche integrate che coinvolga trasversalmente anche quelle sanitarie, le politiche attive del lavoro, della casa, della formazione. Senza l'integrazione e la rete il nostro modello non andrà avanti. E sia chiaro, in una fase delicata come quella attuale stare fermi significa arretrare”. Parliamo di Bilanci, quante risorse sono a disposizione del welfare regionale per il 2009? "Come ho detto la Regione ha incrementato la spesa sociale del 92%, ad oggi si parla di 15 milioni di euro. A questi si aggiungono gli 8 milioni stanziati dal Governo, 7 in meno dello scorso anno, e tutte le risorse che saranno attivate dalle amministrazioni comunali. Chiediamo uno sforzo maggiore da parte degli amministratori locali alla luce del fatto che con l’avvento della crisi le politiche sociali hanno bisogno di un maggiore impegno, economico così come organizzativo. Questo è il momento di selezionare con decisione le priorità alla luce di bisogni nuovi ed in evoluzione". Famiglie, anziani e giovani in difficoltà, intendete sostenerli con servizi o contributi in denaro? “L'emergenza non si affronta attraverso una guerra tra poveri ma attivando politiche funzionali al rafforzamento delle comunità locali. E' importante declinare il concetto della sussidiarietà al di fuori del confronto tutto ideologico di questi anni e che si sviluppi attraverso servizi domiciliari personalizzati che diano una risposta alle singole esigenze: più che offrire aiuti in denaro, ad esempio, prevediamo agevolazioni tariffarie destinate alle persone più disagiate, anche se non escludiamo la possibilità di attivare bandi specifici”. Per concludere? “La fase attuale è difficilissima e la crisi aggraverà ancor di più i disagii espressi dalla società. Occorrono decisioni forti e un disegno lungimirante. Con l'impianto riformatore che abbiamo proposto l'Umbria tornerà a rappresentare l'eccellenza in Italia sul sociale.” Condividi