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citta' di castello - “Una serie di indecenti voltafaccia porta Città di Castello all’ennesima sconfitta su una battaglia che avrebbe dovuto unire tutta la città e che invece, all’ultimo momento, ha portato forze come Pd, Sdi e Pdci ad allinearsi a quanto deciso tra Umbertide e Perugia. Il sindaco Cecchini, dopo aver minacciato occupazioni del Consiglio regionale, non ha avuto neppure la faccia di presentarsi a difendere la propria città nel momento della decisione finale. Non c’era il vicesindaco (e consigliere provinciale) Bacchetta, non c’era l’assessore Cestini, né il consigliere Domenico Caprini che aveva garantito la rivoluzione in Consiglio regionale se il Pd non avesse accolto le istanze di Città di Castello. Un atteggiamento vergognoso che ingigantisce la linearità e la coerenza dei Verdi e civici, unica forza di centrosinistra ad aver votato in Consiglio regionale per lo Scientifico a Città di Castello”. Questo il commento del capogruppo comunale dei Verdi e civici Roberto Lensi in merito al voto del Consiglio regionale che ieri ha approvato il Piano di Dimensionamento scolastico così come presentato dalla Giunta, rigettando l’emendamento Dottorini per lo Scientifico a Città di Castello. “La richiesta, portata avanti con forza e coerenza dal consigliere dei Verdi e Civici Oliviero Dottorini, ha incontrato i voti contrari e compatti di tutti i consiglieri della maggioranza (Pd, Sdi, Pdci) salvo Rifondazione comunista, che non è comunque andata oltre l’astensione. A fronte di una mobilitazione generale, di esternazioni bellicose da parte dei nostri massimi rappresentanti comunali, sindaco Cecchini in testa, ci troviamo oggi a registrare la loro totale assenza al momento della decisione finale. E’ evidente – aggiunge l’esponente dei Verdi e civici - che in un gioco delle parti indecente, il Pd tifernate, spalleggiato dalle altre forze di maggioranza, ha giocato su due tavoli: da una parte prometteva fuoco e fiamme per rabbonire famiglie, studenti e operatori, dall’altra andava a trattare la resa a Perugia. Un atteggiamento che mortifica lo spirito civico e la vivacità culturale e sociale di una città come la nostra. Certo è che Città di Castello non merita questa classe dirigente ed è evidente come questo atteggiamento, trasferito nel campo delle infrastrutture, dell’economia e dei servizi, porta la quarta città dell’Umbria al declino che ormai è sotto gli occhi di tutti”. “A questo punto – aggiunge Lensi - non resta che raccogliere i cocci di un disastro annunciato e guardare il da farsi per guidare un processo che superi veramente le diatribe campanilistiche e le beghe interne soprattutto al Partito democratico, per riuscire a dare risposte concrete: già si paventano soluzioni privatistiche al problema, che sarebbero uno smacco alla scuola pubblica e alla capacità della politica di rispondere alle legittime esigenze di una città”. Condividi