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PERUGIA - Sindaco e Giunta siano impegnati ad operare "presso la Regione Umbria affinché, anche in applicazione del capitolo V della Costituzione Italiana, dichiari la disponibilità ad offrire le proprie strutture sanitarie all’attuazione del decreto della Corte d’Appello di Milano che autorizza la sospensione dell’ alimentazione artificiale di Eluana Englaro" e "Ad agire inoltre presso il Governo italiano affinché si rispetti lo stato di diritto e la divisione dei poteri dello stato espressione questa della vera democraticità dello stato stesso". Queste le richieste conclusive contenute in un ordine del giorno, avente come oggetto "Rispetto dei diritti dell'uomo, dello Stato di diritto e della divisione dei poteri di uno stato democratico" che è stato presentato al Comune di Perugia dai consiglieri Alessandro Monaco (Sd), Fabio Faina e Maria Rita Manfroni (Gruppo Misto), Maria Pia Serlupini (Pd) e Aurelio Dozzini (Sdi), che ne hanno anche chiesto la discussione urgente. Nel documento in questione si ricorda anche che il ministro italiano del welfare ha inviato a tutte le Regioni italiane il 16 dicembre scorso un'ordinanza ("atto di indirizzo") secondo la quale non è legale per le strutture pubbliche e private del servizio sanitario nazionale interrompere nutrizione e idratazione delle persone in stato vegetativo persistente, e che l'adozione di tale ordinanza, che minaccia la sospensione dell'attività in accreditamento con il Servizio Nazionale e dunque conseguenze gravissime per le cliniche che non dovessero seguirla, ha ostacolato l'esecuzione del decreto della Corte d'Appello di Milano che autorizza la sospensione dell'alimentazione artificiale di Eluana Englaro, una ragazza in coma irreversibile da 17 anni. Inoltre si ricorda il riconoscimento da parte del Tar di Milano del diritto della famiglia Englaro di vedere riconosciuta la sua richiesta, e si afferma che l'ordinanza ministeriale si oppone ad una sentenza definitiva della corte d'Appello e in tal senso non rispetta lo stato di diritto e la divisione dei poteri in uno stato democratico e va anche contro il principio espresso nell'articolo 9 della "Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina", firmata dall'Italia il 4 aprile 1997, come va infine contro le indicazioni date dal Parlamento europeo attraverso l'adozione - il 14 gennaio scorso - del rapporto sul rispetto dei diritti fondamentali nell'Unione europea, che al paragrafo 167 "chiede agli Stati membri che non l'abbiano ancora fatto di varare una legislazione sul testamento biologico, per garantire quanto disposto dall'articolo 9 della Convenzione di Oviedo sui diritti dell'uomo e la biomedicina e assicurare il diritto alla dignità alla fine della vita". Convenzione di Oviedo che - si sostiene -, in quanto firmata dalla grande maggioranza degli Stati Membri dell'UE, fa ormai parte dei "principi di libertà, democrazia, rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, e dello stato di diritto, principi che sono comuni agli Stati membri". Condividi