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“Nel progetto relativo al metanodotto Foligno–Sestìno, presentato da Snam, ci sono ancora troppe criticità e incongruenze. Il parere che la Regione ha inviato alla Commissione nazionale per la valutazione di impatto ambientale (Via) non è per niente positivo e la Provincia di Perugia ha espresso forti perplessità in merito al suo impatto sull’ambiente”. Con queste parole il capogruppo regionale dei Verdi e Civici, Oliviero Dottorini, commenta la risposta data dall’assessore Lamberto Bottini a una sua interrogazione sul progetto di costruzione del metanodotto della Snam-rete gas che taglierà in due l’Umbria da Foligno a Sestìno (provincia di Arezzo ndr). Nella risposta, sottolinea Dottorini, si evidenzia come la commissione nazionale ‘Via’ abbia già espresso numerose critiche e osservazioni ambientali in merito alla realizzazione dell’opera nel tratto umbro a cui Snam ha risposto integrando il progetto. “Apprezziamo il fatto – continua l’esponente del Sole che ride – che, da quanto si evince dalla risposta dell’assessore, la Giunta ha ritenuto di individuare una soluzione che non interessi le zone Sic (siti di interesse comunitario), imponendo il ripristino totale dei luoghi interessati dal metanodotto e obbligando Snam a non produrre impatti o alterazioni permanenti e irreversibili sul paesaggio e sugli ecosistemi coinvolti. A noi sembra che sarebbe quanto meno discutibile se si immaginasse di compromettere quel territorio con un’opera così impattante. Fa riflettere tra l’altro – aggiunge il presidente della Commissione bilancio e affari istituzionali – il fatto che i Comuni e gli enti locali interessati al progetto abbiano disertato o non abbiano posto resistenze significative in sede di conferenza dei servizi nei confronti di un’opera che avrebbe necessitato di ben altra attenzione e valutazione, prendendo in esame anche possibili percorsi alternativi”. Dottorini ricorda come il progetto Snam presenta “alcune considerevoli criticità, tra queste la grande dimensione del diametro del tubo pari a 1,2 metri che dovrà essere calato in una trincea profonda cinque metri cui corrisponde, come area direttamente interessata dai lavori, una servitù di gasdotto coincidente con una striscia di terreno di oltre 40 metri (20 per lato). Tale porzione di superficie, essendo lunga quanto il gasdotto – spiega Dottorini - configura un cantiere largo quaranta metri e lungo centinaia di chilometri. A quanto risulta, la Snam ha fornito spiegazioni che in diverse sedi sono state giudicate insufficienti per giustificare l'effettiva necessità di un’opera di tali dimensioni senza invece verificare l'esistenza di soluzioni alternative di minori dimensioni ed impatto. Per questo – conclude Dottorini - forse è necessario trovare la forza e la convinzione politica di rivedere e mettere in discussione i presupposti e i criteri che hanno indotto alla scelta di quel tracciato, per valutare le opzioni più razionali e compatibili con la morfologia, il paesaggio e le peculiarità ambientali della nostra regione, pensando anche a una revisione progettuale che contempli percorsi alternativi (fonte acs) Condividi