"Il Pd non è vero, come dice Rutelli, che sembra il vecchio Pci: la verità è che se continua così il Pd non sa di niente": è il primo intervento quello di Alberto Provantini, ex direttore dello storico periodico diessino cronache umbre, e sarà quello più duro. Provantini, da Terni, picchia dura sul mancato rinnovamento della classe dirigente: "Ai tempi del Pci quando si voleva cambiare davvero lo si faceva: due grandi vecchi e dentro 38 volti nuovi. Ora invece a sei mesi dalle elezioni di giugno ancora non sappiamo chi sono i candidati e con quale programma si va dagli elettori". Poi, in assemblea regionale, è la volta del vice-presidente della Provincia di Perugia, Palmiro Giovagnola che, vestito con il vestito del garantista, utilizza l'argomento delle primarie - "sono favorevole perchè è lo spirito del partito democratico e non ci dobbiamo preoccupare se ci sono più candidati, quello che non ci deve essere lo spirito da resa dei conti e poi chi perde alle primarie non ha né alibi né tentazioni" - per attaccare i futuri alleati dell'Italia dei Valori - niente primarie per chi ha cambiato due partiti in meno di tre anni e per chi ha fatto carriera mettendo in galera persone. Chiaro il riferimento all'onorevole Paolo Brutti nel primi caso, e a Tonino Di Pietro nel secondo. Giovagnola mette in discussione anche l'alleanza - meno probabile - con il Partito della Rifondazione comunista: "Io chiedo a questa assemblea cosa dobbiamo rispondere al Prc quando ci dice che siamo succubi dei cementieri, cavatori e costruttori, adombrando chissà quali collusioni nascoste. Io direi che non siamo sudditi di nessuno. E quindi dobbiamo pensare a queste accuse". Condividi