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Eppure l' esempio della Francia, molto recente, dovrebbe avere insegnato qualcosa. Il movimento che era riuscito a dire no al referendum sulla bozza di costituzione europea, giudicata troppo liberista e poco attenta alle questioni sociali, aveva fatto prevedere un risultato molto più incoraggiante per la sinistra alle elezioni presidenziali che si sarebbero tenute di lì a poco. Invece la sinistra si presenta divisa in 5 soggettività e incassa un risultato magro, pagando pegno a Segolene Royal che incassa il voto di buona parte della sinistra diffusa che voleva si battere la destra ma anche puntare su un candidato che esprimesse l'unità, che potesse far corrispondere ad un voto una capacità concreta di contare sulle istanze, di far sentire la propria voce. Per non parlare poi della sinistra in Gran Bretagna o negli Stati Uniti dove addirittura molti pensano non esista e invece è presente eccome, ma nelle istituzioni non riesce a trovare spazio e ad incidere. Credo che in Italia siamo davanti allo stesso bivio: scegliere se diventare una sorta di grande circolo culturale, per carità molto importante, oppure creare un soggetto unitario con tutte le difficoltà che non ci nascondiamo, ma riusciamo a contare veramente e far pesare il nostro risultato elettorale e di conseguenza riuscire a dare speranza alla nostra gente. Voglio essere molto diretto in quanto i tempi sono più che maturi, perchè se può essere vero che Rifondazione può aver commesso degli errori di strategia nell'uscire dal primo governo Prodi (anche se io condivisi quella scelta) vogliamo parlare dei risultati del governo D'Alema, così tanto voluto dal Pdci? Invece penso che tutti questi timori sulla legge elettorale dipendano da una sola incertezza in larga parte del Pdci e dei Verdi, quella di non riuscire a ritagliarsi uno spazio senza dare garanzie al PD di stare nei governi locali e nazionale:infatti la mancanza di un' ossatura forte e definita sui territori,di una rete di dirigenti sufficiente, li mette davanti ad una condizione di timore davanti a prolungati periodi di opposizione. E vorrei essere ancora più esplicito, così facendo riescono a mascherare anche quella dimensione neocentrista, con qualche deriva anche clericale del PD, interpretando il ruolo della sinistra comunista quella buona, che zittisce la base e vota sempre sì. Quindi la paura della legge elettorale nazionale che abbia delle soglie di sbarramento e che quindi imporrebbe l'unità, peraltro unanimamente richiesta dalla base, viene visto come unico problema invece che come stimolo per zittire quei fondamentalismi e quelle antistoriche critiche su simboli e nomi che alcuni portano avanti da mesi in tutti i soggetti della Sinistra-Arcobaleno. E allora ben venga il modello tedesco con soglia di sbarramento perchè la nostra gente chiede unità e noi dobbiamo dargliela a tutti i costi, anche contro una parte del gruppo dirigente dei nostri partiti a volte più reticente. E se per questo Giordano debba parlare con Casini o con Fini non interessa nulla ai metalmeccanici che si trovano in questi giorni a rivendicare un giusto aumento salariale e che ci chiedono di fare grande la sinistra. Sulle vicende citate da Feligioni circa la legge elettorale regionale e le modifiche allo statuto ho poi francamente sorriso: messo da parte il fatto che nessuno dentro Rifondazione o ai tavoli unitari abbia mai parlato di legge elettorale ma , come si può pensare che la strada dei 36 consiglieri al posto degli attuali 30 sia percorribile in questo contesto di anti-politica e di taglio dei costi, senza valutarne poi la concreta non necessità? Insomma per fare la fine della Francia è meglio andare a vivere in Francia, perchè , se non altro, per parafrasare una battuta di Michele Serra, mentre Berlusconi se la fa con le starlette televisive, Sarkozy ci ha portato via Carla Bruni. Condividi