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PERUGIA - Il capogruppo regionale di Rifondazionecomunista, Stefano Vinti, esprime “il più totale dissenso” sui contenuti del disegno di legge governativo sulle intercettazioni, approvato a maggioranza dalla Commissione Giustizia della Camera. Secondo Vinti, se quello che definisce “progetto scellerato della maggioranza di centrodestra”, diventasse legge gli inquirenti non potrebbero più indagare su alcuni reati come ricettazione, contrabbando, usura, bancarotta e sfruttamento della prostituzione, utilizzando lo strumento delle intercettazioni. L’esponente di Rifondazione comunista spiega che “se entro se entro il 21 gennaio, ultimo giorno utile per la presentazione degli emendamenti al testo di legge, questo venisse approvato così com’è, tutta una serie di reati odiosi per i cittadini e lesivi delle più banali norme di legalità, rimarrebbero impuniti”. “Perché – si chiede Vinti - il Parlamento, invece di eseguire ciecamente i dettami del premier, non si impegna ad intervenire sulla diffusione delle intercettazioni e a difesa della privacy dei cittadini? E perché non ci si impegna a varare un archivio riservato e di fatto accessibile alla sola magistratura (così come avviene nella maggioranza dei paesi europei), così da preservare questo utile strumento di indagine contemperando al contempo le esigenze di privacy dei cittadini?”. Il capogruppo di Rifondazione comunista dice, infine, di appoggiare le parole del vicecapo della Polizia e capo della Criminalpol, Francesco Cirillo, che ascoltato mercoledì scorso in Commissione, ha sostenuto la necessità di “preservare la funzione delle intercettazioni, evitando fenomeni di dossieraggio estranei agli scopi per cui lo strumento è stato concepito”. “La soluzione, se non si dovessero servire gli interessi del premier – conclude Vinti - apparirebbe semplice: blindare il contenuto delle intercettazioni senza circoscrivere il numero dei reati”. Condividi