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PERUGIA - Intercettato dalla polizia che lo stava ricercando ha ammesso al telefono, parlando in arabo con i suoi parenti, di aver ucciso un uomo e di essere intenzionato a scappare, il ventiseienne originario della Sierra Leone, Kinge Slingue, arrestato dalla squadra mobile di Perugia per l'omicidio del tunisino Messaoudi Belhassen, 21 anni, accoltellato a una coscia mercoledi' scorso e morto in ospedale per emorragia. Dopo 24 ore di indagini ininterrotte gli investigatori hanno bloccato lo straniero, risultato piu' volte inquisito in passato per droga, che aveva trovato ricovero nei locali di una parrocchia della periferia del capoluogo umbro (dove nessuno sapeva che fosse legato all'omicidio). Arrestata anche con l'accusa di favoreggiamento, una romana di 44 anni, Maria Mantovani (ora tornata in liberta') che - secondo quanto e' emerso dall'indagine - ha assistito all'omicidio. Un delitto, ritengono gli investigatori, avvenuto al termine di una lite legata al mondo degli stupefacenti. Anche la vittima era infatti nota alla polizia come spacciatore e quando e' stato portato in ospedale aveva in gola un ovulo di cocaina. Le fasi che hanno portato all'arresto del presunto responsabile dell'omicidio sono state illustrate oggi nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il questore del capoluogo umbro, Sandro Federico, il dirigente della sezione criminalita' organizzata della mobile, Marco Chiacchiera, e la dirigente della sezione omicidi, Monica Napoleoni. Intorno alle cinque di mercoledi' scorso al 113 e' giunta una concitata telefonata di una donna che, restando anonima e rifiutandosi di fornire il suo numero, ha chiesto di mandare un'ambulanza in corso Cavour dove c'era un uomo agonizzante e tanto sangue. Quando la polizia e' giunta sul posto ha trovato il tunisino sul pianerottolo di un'abitazione. Condotto al pronto soccorso dell'ospedale di Perugia e' morto poco dopo a causa dell'emorragia. L'indagine, coordinata dal pubblico ministero Giuseppe Petrazzini, ha puntato subito a risalire all'identita' della donna che aveva dato l'allarme. La Mantovani e' stata quindi rintraccia e sentita per ore in questura. Con la polizia ha cosi' ammesso di avere dato lei l'allarme e di essersi trovata nell'appartamento di corso Cavour al momento dell'omicidio. In particolare la donna ha riferito agli investigatori che la vittima, intorno alle quattro, si era presentata alla porta, cercando Slingue. Quindi tra i due sarebbe scoppiata una violenta lite, sfociata in una colluttazione sul pianerottolo antistante durante la quale sarebbe spuntato il coltello con il quale e' stato colpito il ventunenne. Le successive indagini della squadra mobile perugina hanno portato ad individuare e arrestare il presunto assassino. ''Soddisfazione'' per la veloce soluzione del caso e' stata espressa dal questore Federico che ha ricordato come quello legato allo spaccio di droga ''e' un fenomeno reale e concreto nel territorio. ''La possibilita' di chiudere il cerchio in sole 24 ore - ha detto - e' stata dovuta anche all'attivita' di contrasto messa in atto nei mesi scorsi con sistematiche operazioni che hanno permesso di acquisire informazioni e notizie che, in presenza di fatti gravi come quello di Corso Cavour, possono agevolare le indagini''. Il questore ha quindi sottolineato che ''la polizia proseguira' la sua attivita' di contrasto al fine di garantire la sicurezza dei cittadini''. Condividi