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di Eugenio Pierucci "Honi soit qui mal y pense", che tradotto in italiano suona più o meno "Guai a chi male pensa": in questi giorni Umberto Bossi dovrebbe rispecchiarsi perfettamente nel motto del Nobilissino Ordine della Giarrettiera, istituito da Edoardo III nel remoto 1348, il più antico ed elevato ordine cavalleresco del Regno Unito, perché almeno dal punto di vista onomatopeico gli dovrebbe riportare alla memoria ciò che sta capitando al più importante aereoporto milanese, la Malpensa, appunto. Il capo della Lega si è, infatti, strenuamente battuto contro l'accordo che il governo Prodi aveva trovato con Air France per chiudere al meglio la disastrosa partita Alitalia, poiché a suo parere quell'intesa avrebbe portato alla fine del grande aeroporto lombardo. Ne era così convinto che non ci ha pensato un attimo a sposare la causa di Berlusconi che gli aveva assicurato che lui avrebbe risolto al meglio la controversia. E come lui nella trappola preparata dal cavaliere di Arcore ci sono caduti in tanti: il presidente della Regione Lombardia, Formigoni, il sindaco di Milano, Letizia Moratti, gli industriali lombardi in massa, ed anche, ahinoi non pochi lavoratori, tanti gli aeroportuali, che al pari degli altri si sono fidati della parola dell'attuale premier portandogli quei consensi che gli erano necessari per tornare alla guida del governo. Ora, però, chiusa alla maniera del Cavaliere, la vicenda, dalla qual cosa come al solito non ha rinunciato a trarne vanto, tutti questi signori, a partire dall'Umberto padano, si trovano a fare i conti con chi (e non sono pochi) si sta accorgendo in ritardo di essere stato buggerato. Infatti, non solo Alitalia, alla faccia della sua tanto strillata italianità, si accinge a cadere ugualmente sotto il controllo della compagnia aerea transalpina (questo fatto verrà probabilmente sancito in maniera definitiva venerdì prossimo, quando si riuniranno i vertici di Cai e Air France, anche se qualcuno continua a invocare una possibile intromissione all'ultim'ora, di Lufthansa), ma questo sta per di più accadendo nella maniera peggiore per noi. E sì, perché con l'intesa raggiunta con la cordata di imprenditori messa su in tutta fretta da Berlusconi per dare vita a Cai, questo controllo lo potrà esercitare dalla comoda posizione di azionista di maggioranza, avendo sborsato assai meno (si calcola un risparmio di circa 4 miliardi di euro che tutti gli italiani, compresi gli elettori del centro destra, saranno chiamati a pagare) rispetto a prima, quando avrebbe dovuto prendersi il buono insieme al cattivo di ciò che restava della nostra compagnia di bandiera dopo anni ed anni di cattiva gestione, vedendosi offrire su un piatto d'argento un azienda dimagrita di qualcosa come 7.000 dipendenti e di tutte le attività che producevano passivo e che ci sono rimaste sul groppone. E, come se ciò non bastasse, il futuro dell'aeroporto milanese e del trasporto aereo lombardo nel suo complesso (sono infatti i gioco le sorti anche di altri aeroporti assai prossimi a quello del declassato Malpensa, come ad esempio quello di Varese che opera in un'area a forte vocazione leghista), che tanto sta a cuore a Umberto Bossi, appare avviarsi ad un inevitabile declino, con tutte le conseguenze sociali ed economiche che ciò comporterà. Ci ha pensato la Camera di Commercio di Monza e Brianza a fare il calcolo del ciclone che si sta per abbattere sulla ragione più ricca d'Italia che perderebbe in tutto 56.000 posti di lavoro, oltre a 770 milioni di euro nell'indotto del turismo ed altri 350 mila in quello dei trasporti, solo nel 2009. A ciò si aggiungano gli 850 milioni che i cittadini lombardi sarebbero costretti a pagare per viaggi supplementari dovuti al venir meno di collegamenti diretti, oltre al costo che la collettività nazionale tutta dovrà sopportare per gli ammortizzatori sociali che dovranno essere inevitabilmente messi in campo per non lasciare in mezzo ad una strada, da un momento all'altro, questa gran massa di lavoratori che assai presto non saranno più tali. E' per questo, dunque, che i lumbard pare abbiano deciso di muoversi in crociata contro l'attuale governo, chedendogli di mettere una pezza sul guaio che ha procurato loro; una crociata che, a quanto pare, verrà però disertata da tanti capitani d'industria che, dopo aver consumato tutto il loro fiato quando c'era da inveire contro Prodi, adesso osservano un religioso silenzio, anche per non rompere le uova nel paniere alla loro presidente nazionale, quell'Emma Marcegaglia che ha prontamente risposto presente alla chiamata di Silvio Berlusconi e che, avendo fiutato l'affare, occupa ora un posto in prima fila nella cordata Cai. Ce n'è, dunque, a sufficienza, per far dubitare a Bossi che qualcuno, che si era presentano nelle vesti di salvatore della Patria, possa averli raccontato la storiella delle immaginifiche sorti future dello scalo milanese non per il verso giusto, e per sperare che, avendo finalmente capito il trabocchetto nel quale è stato attirato, non si faccia di nuovo conquistare da una pacca sulle spalle e da un confidenziale "Honi soit qui mal y pense" (Guai a chi mal-pensa!) sussurratogli in un orecchio fra una bevuta e l'altra a palazzo Grazioli. In fondo, sperare non fa male e, come si suol dire, non costa niente. Condividi