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E che volete che sia, mica ha rubato! E poi è stato proprio bravo ed ha fatto oltre il dovuto visto che non era neppure indagato. Con questi concetti, più o meno, il leader dell'Italia dei Valori, Antonio di Pietro, ha in pratica assolto il figlio Cristiano, consigliere comunale e provinciale a Campobasso, inopinatamente inciampato nelle intercettazioni telefoniche disposte dai magistrati nei confronti di Mario Mautone, chiacchierato e defenestrato provveditore alle opere pubbliche della Campania. Cosa abbiamo appreso da quelle conversazioni? Semplicemente che il figlio dell'ex Pm di mani pulite si era lasciato prendere dal vizietto tutti italiano della raccomandazione (pardon, ora si dice più correttamente "segnalazione"), invitando il suo interlocutore ad interessarsi delle sorti di alcuni fidati amici. Non sarà corruzione, questa, ma certo è cosa poco lodevole e siccome, come si suol dire, "la moglie di Cesare non deve essere asfiorata neppure dall'ombra di un sospetto", eccoti che si è scatenata un'accesa bagarre attorno a questa vicenda, con i Di Pietro (entrambi) a sostenere che qualcuno voleva specularci sopra utilizzando il figlio per colpire il padre. Quasi che, non trattandosi della "moglie", bensì di altro suo stretto congiunto, in questo caso il noto detto che abbiamo prima citato non "c'azzecchi" per niente, come direbbe l'illustre fustigatore molisano dei costumi altrui. Ora, a parte il fatto che il buon Di Pietro (Antonio per intenderci), ha seguito pedissequamente il vezzo, anche questo italico, di far scendere nell'arengo politico anche i familiari (così è stato, stando solo agli esempi più recenti, per il criticatissimo, da lui, Mastella, e pure, passando sull'altro corno di quello che Ferrero ha chiamato "il bipolarismo degli affari", l'irreprensibile Umberto Bossi non è stato da meno, avendo ben piazzato un suo figlio al Parlamento europeo, sia pure solo in qualità di funzionario assai ben retribuito, mentre un altro lo ha nominato suo "delfino", quindi destinato a succedergli a capo della Lega, sempre che una buona volta riesca a superare lo scoglio, per lui assai arduo, dell'esame di maturità), c'è da osservare che il nobile gesto compiuto dal Di Pietro (in questo caso Cristiano) non ci convince più di tanto, perché l'essersi dimesso dal partito di suo padre (con questo intreccio di parentele c'è da smarrirsi), mantenendo intatte le cariche politiche possedute per transitare provvisoriamente dal gruppo Idv a quello misto, non ci sembra proprio il massimo. Vuol dire che anche il molisano di ferro si piega al triste destino dello "scusate, tengo famiglia". Il figlio di Di Pietro si è dimesso dall'Idv? Sai che dolore! Ha giustamente commentato Mastella, che non ha perso certo l'occasione di cogliere una piccola rivalsa su chi, quando lui si era ritrovato nei pasticci, aveva infierito più di ogni altro nei suoi confronti, coinvolgendo nelle polemica anche la moglie ed il figlio del deputato di Ceppaloni. Un dolore così cocente che accrescendolo con l'abbandono anche delle cariche politiche ricoperte sarebbe risultato cagionevole per la sua salute, se non che questo è ora ciò che invoca coralmente il deluso popolo dell'Idv. Un gesto che sempre Mastella (ci si scusi se ci riferiamo ancora una volta a lui, ma non lo facciamo certo per simpatia politica) ha bollato come "ipocrita". Come dargli torto?! Condividi