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di Eugenio Pierucci C’è un Paese che nasconde enormi ricchezze, ma del quale si parla assai poco. Chi lo governa gode di un potere assoluto: nomina ministri a suo piacimento, non consente che vi si tengano elezioni ed il Parlamento non c’è proprio. Quanto a diritti umani, men che meno: pensate che l’omosessualità è punita con la pena di morte e le esecuzioni capitali sono all’ordine del giorno. No, non si tratta della Cina, come molti avranno immaginato e della quale si parla e si straparla in abbondanza, perché, pur con le sue immense limitazioni in Cina un Parlamento esiste e ogni tanto i cittadini sono anche chiamati alle urne, anche se per votare per un candidato unico e per un partito unico. E poi in Cina, dove pure la pena di morte viene spesso applicata, non si finisce al patibolo per una “colpa”, quella di essere omosessuali, che è comunque considerata grave. In Cina, poi, le religioni, anche se non godono di buona salute essendo strettamente controllate, sono ammesse e non proibite per legge e soprattutto non c’è una religione unica, imposta a tutti per legge, come accade nel Paese di cui parliamo, dove, in compenso, il 10% del pil viene speso per le forze armate che sono dotate degli armamenti più micidiali ed hanno come unico scopo quello di puntellare il regime al potere, tenendo strettamente sotto controllo il popolo affinché non alzi troppo la testa pretendendo, magari, più democrazia. Questo Paese si chiama Arabia Saudita ed è l’unico al mondo che proibisce per legge tutte le religioni che non siano quella mussulmana, per cui se ad un saudita qualsiasi venisse in mente di proclamarsi cristiano non gli sarebbe concessa una seconda possibilità per affermare il suo credo, essendo sufficiente la prima per guadagnarsi il patibolo. Coma pure capita spesso alle donne poco rispettose verso i precetti della Sharia, la legge di Dio che governa tutto e tutti: una infedeltà verso il vecchio marito impostole a forza dai genitori gli costa la lapidazione, come pure ogni altra “offesa” recata allo sposo padrone. In quel Paese le donne dipendono in tutto e per tutto dai loro parenti maschi che possono tiranneggiarle senza incorrere in alcuna punizione. Eppure di questo Paese sappiamo pochissimo, di come vivono i suoi abitanti praticamente niente: sappiamo solo che è ricchissimo, potendo contare su una fonte quasi inesauribile di petrolio. Pensate che il suo pil pro capite è di ben 15.440 euro annui, uno dei più alti al mondo e 10 volte quello del Sudan con il quale condivide la fede islamica e nel quale si applicano ugualmente le sue leggi. Ma, si sa, la storia del pil rassomiglia maledettamente a quella del pollo di Trilussa che in media ne toccava uno a testa, ma in pratica c’era chi se ne mangiava due e l’altro restava a bocca vuota. Questo per dire che in Arabia Saudita la ricchezza non è affatto condivisa e la distanza è abissale fra chi possiede immensi tesori, come la famiglia reale che guida con polso ferreo il Paese, ed il più umile dei mullah che non possiede nemmeno il cammello che gli serve per arare il suo arido campicello. Tesori favolosi investiti in ogni parte del mondo e dove i magnati sauditi hanno fatto la spesa in grande in questi anni, comprando banche, industrie e beni colossali e di gran lusso (Ferrari, Yacht da mille e una notte, gioielli e ville da sogno, e tante altre cose ancora). Ed è proprio grazie a questi colossali investimenti che gli sceicchi sauditi si sono “pagati” la grande discrezione che li circonda e che li mette al riparo dai “veleni” della grande informazione internazionale, oltre a far guadagnare loro la compiacenza delle grandi potenze che li corteggiano e riveriscono. Dell’Arabia Saudita si parla infatti pochissimo, anche se, a ben guardare, questo Paese ha messo sovente lo zampino sui più importanti accadimenti di terrorismo che hanno insanguinato il mondo (ci sono prove del denaro guadagnato con la vendita del petrolio che è direttamente transitato dalle casseforti della famiglia reale saudita a quelle di alcune fra la più efferate organizzazioni criminali internazionali) e, a ben guardare, sono tanti fra i più pericolosi e imprendibili avventurieri che girano indisturbati per il mondo, grazie alle coperture di cui godono, che vi hanno avuto i natali. Di origine saudita, tanto per dirne una, è persino Osama Bin Laden che, con la ricchezza di famiglia ha finanziato il sanguinoso attacco alle Torri Gemelle di New York ed i cui parenti hanno continuato a fare affari negli Usa come e più di prima. Eppure, nei confronti di questo Paese nessuno ha mai pensato minimamente ad embarghi o ad altre misure di ritorsione del tipo, ad esempio, di quelle che vengono applicate da un cinquantennio nei confronti dei cubani, un popolo ritenuto pericolosamente colpevole agli occhi dei nostri capitalisti liberali non essendosi piegato ai diktat della grande potenza d’oltre oceano che per lunghissimo tempo ha considerato il resto dell’America come il cortile di casa sua. Vendendoci il petrolio a caro prezzo gli Sceicchi sauditi si sono anche comprati anche le nostre coscienze e si deve a questo se, mentre non passa giorno che non ci sia qualcuno che parli della Cina e dei gravi limiti, che pure vi sono in quel grande Paese, alle libertà individuali, sull’Arabia Saudita e sugli altri Stati mediorientali che ci forniscono (certo con il loro tornaconto) tutto il petrolio del quale le nostre economie abbisognano, siamo più che disponibili a chiudere un occhio, anzi tutti e due. Condividi