barbaracicioni.jpg
di Isabella Rossi Roberto Spaccino è sano di mente. Nessuna patologia di tipo psichiatrico per l’ex camionista di Compignano. Lo ha confermato durante l’udienza di questa mattina il dottor Giovanni Battista Traverso, psicopatologo forense, il quale a novembre dello scorso anno ebbe con l’imputato degli incontri in carcere. Oltre una sindrome ansioso depressiva reattiva alla carcerazione, lo psichiatra ha confermato l’integrità dell’imputato sul piano cognitivo, riferendo che durante l’incontro del 19 dicembre del 2007 Spaccino dichiarò di voler proseguire solo in presenza dei suoi avvocati. Quello fu l’ultimo incontro. Precedentemente era stata svolta una regolare anamnesi del periziando il quale, in quella circostanza, parlando della sera dell’omicidio di sua moglie, aveva riferito che Barbara “dai nervi si era messa il cuscino sulla bocca per non farsi sentire dai bambini”. Gli altri testi citati i carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale, Ros, e i carabinieri del Reparto Investigazioni Scientifiche, Ris, hanno riferito sul loro intervento quella notte del 24 maggio 2007. Referti biologici, materiale video, perlustrazioni. Ai carabinieri arrivati alla villetta vennero segnalate tracce di sgommate sulla ghiaia del parcheggio antistante la casetta. Tuttavia, vennero riscontrate solo tracce sparse e niente che potesse essere utilizzabile per un calco. Il PM Antonella Duchini diede ordine “di repertare e fotografare ogni spillo intorno alla casa”. Posti di blocco non vennero disposti, ha riferito il Capitano Giovanni Rizzo, dal momento che era trascorsa molto più di un’ora dal fatto e in quel particolare caso non si sapeva neanche bene cosa cercare. Unico neo di quell’indagine i calzari “verdi azzurri” in dotazione che in alcuni casi non sono stati utilizzati e che anche in caso di utilizzo, ha dichiarato il brigadiere Marco Mecci di Perugia, “non si può escludere che non lascino tracce a differenza di quelli dei Ris con suola rigida e la scritta Ris.” Mecci ha riferito, inoltre, che all’indomani, in sua presenza, Stefano Spaccino, fratello di Roberto “parlò di una banda di Albanesi”, come possibile autori del delitto. Pista che venne successivamente verificata anche attraverso intercettazioni su cellulari indicati da “informatori” ma che risultò, secondo il PM, del tutto inconsistente. Di Roberto è tornato a parlare Vincenzo Laurizi, del comando di Perugia, il quale ha riferito in aula che da una verifica in banca dati nei confronti dell’indagato è emerso che nel marzo 2002 il suo nome era stato trasmesso alla centrale durante un controllo di ruotine effettuato in un night club di Città di Castello. Roberto e Barbara si erano sposati a giugno del 1998, per lei si coronava il sogno di una vita. Condividi