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PERUGIA - Più imprese ed occupati, più risparmio energetico. Meno abusivismo e meno inquinamento. Sono questi, in sintesi, alcuni effetti prodotti dagli incentivi fiscali per interventi di ristrutturazione del patrimonio edilizio. “Riteniamo - hanno spiegato Massimo Nocetti e Stelvio Gauzzi, rispettivamente presidente e segretario di Confartigianato Imprese Perugia - che vi siano 10 ottime ragioni per ripristinare la norma che prevede agevolazioni del 55 per cento per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio. Si tratta, infatti, di uno dei pochi provvedimenti a carattere strutturale che va mantenuto soprattutto in questa fase di crisi”. “Tra le buone ragioni per ripristinare la norma – hanno aggiunto Nocetti e Gauzzi – c’è da considerare il fatto che gli incentivi hanno generato, in 2 anni, tantissime domande che hanno prodotto un volume considerevole di investimenti in ristrutturazioni ed isolamento di edifici, in installazione di pannelli solari, caldaie a condensazione e impianti a maggiore efficienza. Il settore del ‘sistema casa’, coinvolto dalle politiche per l'efficienza energetica, inoltre, comprende tantissime imprese, di cui il 98,4 per cento occupano meno di 20 addetti. Nel decennio 1998-2007, in cui era vigente l'incentivo del 36 per cento per le ristrutturazioni degli immobili – hanno aggiunto -, l'occupazione nel comparto costruzioni (edilizia e installazioni impianti) è cresciuta con un incremento del 29,5 per cento, a fronte di una crescita del 12,9 per cento negli altri settori dell'economia (agricoltura, manifatturiero e servizi). La mancata conferma dell'incentivazione del 55% impedirebbe gli interventi di riqualificazione, con il rischio di provocare la perdita del posto di lavoro per parecchi addetti del comparto”. “Tra il 1998 e il 2007 – hanno spiegato ancora Nocetti e Gauzzi - sono state effettuate numerose richieste di agevolazione per le ristrutturazioni in edilizia. L'utilizzo degli incentivi fiscali per le ristrutturazioni ha visto, nel primo periodo di applicazione 1998-2002, un trend di costante crescita, cui è seguita una flessione nel 2003 recuperata nel 2006. Le ristrutturazioni in edilizia hanno raggiunto il massimo nel 2007, anno del boom di richieste di agevolazioni dopo 10 anni dall’introduzione”. “Il meccanismo del contrasto di interessi connesso agli incentivi fiscali per le ristrutturazioni, poi – hanno aggiunto -, frena il fenomeno dell’abusivismo nel settore costruzioni dove gli operatori irregolari, che fanno concorrenza sleale agli imprenditori, sono innumerevoli”. “In Italia il 12,2 per cento delle emissioni in atmosfera, pari a 62 milioni di tonnellate di CO2, provengono dal riscaldamento delle abitazioni. Tra il 1995 e il 2005 le emissioni da riscaldamento delle abitazioni sono cresciute del 15,8 per cento, ad un tasso superiore a quello delle emissioni globali, salite dell'11,7 per cento nello stesso periodo. “Gli incentivi – hanno spiegato presidente e segretario di Confartigianato Imprese Perugia - servono a risollevare le sorti del settore costruzioni dove l'indice della produzione ha segnato, nel terzo trimestre del 2008, una diminuzione del 2,1 per cento rispetto allo stesso periodo del 2007”. “Critica la situazione anche nei settori che ricomprendono la filiera interessata dagli incentivi. Nei primi 10 mesi del 2008, rispetto allo stesso periodo del 2007, infatti, la produzione del settore del legno e prodotti in legno è scesa del 9 per cento, quella della lavorazione di piastrelle, mattoni, vetro del 6,1 per cento, quella dei prodotti in metallo del 3,8 per cento e quella della produzione di macchine e apparecchi meccanici segna - 0,7 per cento”. “Gli incentivi – hanno aggiunto Nocetti e Gauzzi - servono anche a recuperare terreno, rispetto all’Europa, sul fronte della spesa per le politiche abitative. Gli investimenti delle aziende di servizio pubblico locali nell'edilizia residenziale pubblica, infatti, sono crollati tra il 2003 e il 2007 del 21,1 per cento, mentre, negli altri settori, i servizi pubblici locali hanno accresciuto gli investimenti del 55,5 per cento. La mancata incentivazione della spesa privata di riqualificazione delle abitazioni, quindi, si somma alla più bassa spesa pubblica per politiche abitative. Nel 2006, l'Italia ha speso lo 0,7 per cento del PIL contro l'1,9 per cento della Francia, l'1,0 per cento del Regno Unito, lo 0,9 per cento della Germania. Il divario tra Italia ed Europa – hanno spiegato - si è progressivamente allargato tra il 1996 e il 2006, periodo in cui la spesa pubblica per abitazioni e assetto del territorio in Italia è scesa di 0,3 punti di Pil, mentre in Europa è salita di 0,1 punti di Pil”. “Gli incentivi - hanno concluso Nocetti e Gauzzi - possono sostenere la domanda interna delle imprese del 'sistema casa', un settore che sta ‘soffrendo’ molto anche a seguito dello scoppio delle bolle immobiliari negli Usa e in Spagna. Nel periodo gennaio-agosto 2008, infatti, l’export italiano di prodotti in legno e di falegnameria per l'edilizia, piastrelle e rivestimenti, mattone e tegole, porte e finestre, radiatori e caldaie è crollato del 3,1 per cento, a fronte di una tenuta dell'export complessivo italiano del 4,6 per cento”. Dati: Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su fonti Istat, Enea, Agenzia delle Entrate, Eurostat, Mef-Confservizi. Condividi