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Ritengo necessario, tenuto conto dell’ingarbugliata fase politica che stiamo vivendo, dare un contributo nel tentativo di chiarire e quindi aiutare la costruzione della Confederazione della Sinistra. Premetto che la forma confederale dell’unità dei partiti della sinistra (PRC, PdCI, SD e Verdi) è, a mio avviso, l’unica percorribile seriamente in questo dato momento. Dico questo perché le fratture che hanno condotto all’attuale assetto partitico sono recentissime se valutate politicamente, e non consentono una ricomposizione salda della vicenda. Dalla Bolognina (1991) ad Oggi ci sono state cinque rotture evidenti con scissione e costituzione di altrettante formazioni politiche. Il PRC nel 1991, Famiano Crucianelli nel 1995, il PdCI nel 1998, il PCL nel 2007 e la SD nel 2007. Questa è la vicenda della sinistra italiana negli ultimi 20 anni, periodo segnato da profonde sconfitte e lacerazioni. Noi Comunisti Italiani abbiamo fatto una scelta nel 1998, quando siamo usciti da Rifondazione, che a tutt’oggi riteniamo giusta, quella di sostenere i lavoratori, i pensionati, i giovani, le donne, le classi più deboli della società partecipando attivamente per la costituzione di Governi di Centro Sinistra che si contrapponessero al Centro Destra cercando di tirare il baricentro politico della coalizione il più possibile a sinistra. Il PRC, in quell’epoca, fece scelte diverse facendo cadere il primo Governo Prodi sulla questione delle 35 ore (1998), argomento mai più ripreso e sostenuto. Alle elezioni politiche del 2001 il PRC rimase fuori dalla coalizione di Centro Sinistra favorendo la vittoria di Berlusconi. Alle politiche del 2006 Rifondazione Comunista, consapevole degli enormi errori politici commessi, entra a far parte della coalizione di centro sinistra e si assume la responsabilità dell’azione di Governo nel secondo Prodi. L’ex segretario nazionale del PRC Fausto Bertinotti assume la terza carica dello Stato, la Presidenza della Camera. Vengono meno le motivazioni della frattura del 1998, si realizzano le condizioni politiche per una ricomposizione dello strappo almeno tra PRC e PdCI. Nel frattempo i DS e la Margherita danno luogo, unendosi, ad un nuovo partito il PD con segretario il Sindaco di Roma Walter Veltroni. Sinistra Democratica esce dai DS e stimola il dialogo a sinistra. Contemporaneamente il PRC perde una componente che fa capo a Ferrando che costituisce il Partito Comunista dei Lavoratori. Questo è il quadro della situazione attuale e potrebbe nascere subito la Confederazione della Sinistra allargata al mondo ambientalista dei Verdi di Pecoraro Scanio. La Confederazione potrebbe discutere già di programma e di azione politica in favore dei salari, degli stipendi e delle pensioni che non sollevano più le famiglie dai bisogni, potrebbe discutere di regole interne per il funzionamento ed il rinnovamento del gruppo dirigente nella confederazione della sinistra. Questo non avviene perché il PRC preferisce il dialogo con Veltroni e Berlusconi sulla riforma elettorale, promuove incontri segreti con UDC di Casini per presentare emendamenti congiunti alla famosa bozza Bianco in modo da piegarla ai bisogni delle rispettive forze politiche (simili nella forza elettorale) non tenendo conto che, così facendo, il delicatissimo dialogo con le altre forze della sinistra (PdCI e Verdi) si interrompe inevitabilmente. Si interrompe inevitabilmente perché tornano alla memoria i recenti tatticismi politici che hanno consegnato il paese a Berlusconi dal 2001 al 2006, con tutte le nefaste conseguenze. Si interrompe inevitabilmente perché le differenze tra chi vuole partecipare attivamente e lealmente all’azione di Governo, rimanendo Comunista e credendo sino in fondo nella giustezza di questo percorso in questo momento storico, alimenta la diffidenza nei confronti di chi, invece, vuole stare all’opposizione a prescindere, sia della Destra di Berlusconi che del Centro Sinistra perché tanto sono tutti uguali. Si interrompe inevitabilmente anche il delicato e duro lavoro di ricucitura condotto in Umbria seriamente, tra mille difficoltà, dal segretario regionale del PdCI Roberto Carpinelli per guidare la sinistra verso la confederazione. Il dibattito si infrange contro il muro di chi vuole continuare ad essere comunista e chi invece non vuole più esserlo o di chi non lo è mai stato. Le parole d’ordine e i comportamenti del PRC e della Sinistra Democratica ricalcano quelli che arrivano da Roma. Sbarramento nella legge elettorale, rottura dell’Unione di centro sinistra e dei rapporti con il Partito Democratico, predisporsi ad andare da soli, con proprie liste alle prossime elezioni amministrative nel 2009, contro il centro destra e contro il Centro Sinistra. I Verdi con Giovanna Fiorelli e Oliviero Dottorini si sono tirati fuori gia da molto. Come possono il PdCI e i Verdi confederarsi con il PRC e con Sinistra Democratica se, questi ultimi, invece di sostenere il Governo per rilanciare una politica finalmente di sinistra sul recupero del potere di acquisto dei salari, degli stipendi e delle pensioni fanno accordi segreti con Berlusconi, Veltroni e Casini, per una nuova legge elettorale che li renda egemoni ognuno nella propria area politica, mettendo in discussione consapevolmente l’attuale maggioranza? Perché Veltroni, Berlusconi, Casini e Giordano ritengono prioritaria la riforma della legge elettorale, a meno di due anni dall’insediamento del secondo Governo Prodi, e non si adoperano invece per ridare credibilità al nostro paese, che è considerato a democrazia ridotta nel dibattito internazionale, approvando una seria legge sul conflitto di interessi e per un vero pluralismo dell’informazione? Berlusconi e Casini vogliono la caduta del Governo Prodi ed è nelle cose, Veltroni necessita delle elezioni in tempi brevi altrimenti rischia il “fuoco lento”, anche Bertinotti e Giordano vogliono nuovamente la crisi di Governo? Credo che questa sia una possibilità presa in considerazione seriamente dal gruppo dirigente del PRC, che ha grosse difficoltà a tenere insieme il partito. O conduce in porto una riforma elettorale che gli permetta di fagocitare tutte le forze a sinistra accettando anche una riduzione della rappresentanza della sinistra stessa in Parlamento, gia contenuta sulla “bozza riforma Bianco” (tanto chi ci rimette in termini di seggi parlamentari non sarà certo il PRC, ma PdCI, Verdi e SD), oppure rischia di non esistere più come partito sin dal prossimo Congresso rinviato “opportunamente” al prossimo autunno. La sinistra del PRC, fortemente rappresentata in quel partito, quella che vuole stare contro tutto e tutti potrebbe decidere di uscire di produrre un’altra fratture in questa serie infinita di divisioni. Ora Compagni, questa situazione che ai più appare incomprensibile e paradossale, mi blocca le gambe dell’incedere politico, non riesco più a muovermi e non so più cosa fare per raggiungere quell’obiettivo, che sembrava ambizioso nel 2001 quando Oliviero Diliberto lo ha lanciato, ma oggi accettato, almeno “apparentemente”, da tutte le forze politiche anche dal PRC. Unità Confederale della sinistra significa autonomia e rispetto, condivisione dei percorsi e delle battaglie, insieme uniti nelle piazze, nelle fabbriche: noi Comunisti, i verdi, i movimentisti, i socialisti, i centri sociali, la sinistra europea e tutti gli altri che credono possibile una società più giusta. Se si vuole l’unità si deve abbandonare il tatticismo politico e le furbizie per l’egemonia, perché altrimenti ci saranno meno partiti e vero, ma ci sarà anche meno partecipazione. Condividi