ri-cooperare.jpg
PERUGIA – Cosa rappresenta la cooperazione in Umbria, quali sono le radici e quali le prospettive di questo modo di fare impresa, qual è il ruolo che possono svolgere le cooperative oggi e ancor più nel futuro vista l’attuale crisi sono alcuni dei temi affrontati nel corso dell’iniziativa ”L’Italia po’ ri-cooperare?”, promossa da Legacoop Umbria. L’evento, che si è tenuto ieri, all’hotel Brufani di Perugia, è stato l’occasione per presentare il libro “Il ruolo e le caratteristiche delle imprese cooperative in Umbria” scritto da Luca Ferrucci, professore di economia e gestione delle imprese dell’Università di Perugia, in collaborazione con Renato Covino, professore di storia contemporanea dell’ateneo perugino, e Antonio Picciotti. Il libro parte dall’esperienza delle imprese aderenti a Legacoop e si divide in una prima sezione storica, a cura del professor Covino, che ripercorre la storia della cooperazione in Umbria per lasciare poi spazio a una ricerca empirica, condotta da Antonio Picciotti sulla realtà di dieci diverse cooperative, e ai capitoli di Ferrucci che approfondiscono l’analisi economica sulla particolare realtà imprenditoriale delle cooperative in Umbria. “La realizzazione del volume – ha spiegato Luca Ferrucci – è stata l’occasione per un’analisi attenta di alcuni aspetti dell’economia regionale. La forza di un sistema capitalistico, sul lungo periodo, sta nella varietà dei modelli istituzionali d’impresa che lo compongono. In questo senso abbiamo analizzato le cooperative come un modello di quella varietà con i suoi limiti”. “Penso – ha aggiungo Ferrucci - che ci siano dei valori di fondo nel modello cooperativo, che coniugano imprenditorialità con i valori sociali e mutualistici, e che si traducano in produttività e competitività. Questi risiedono, per esempio, nel piccolo e proporzionale gap economico tra soci lavoratori e responsabili delle cooperative, con la conseguente giusta dose di equità, che diventa stimolo e forte motivazione per i dipendenti all’interno delle aziende. Dal punto di vista dell’aspetto sociale, è importante rilevare come le coop diano lavoro a soggetti maggiormente svantaggiati, come le donne e le persone con disabilità, dimostrandosi così una fonte di occupazione e un aiuto per le famiglie. Per affrontare questo particolare momento di crisi – ha aggiunto il professore - le cooperative dimostrano quindi di avere degli strumenti, che le diversificano da altre forme di imprese, come la salvaguardia dei lavoratori con la riduzione dei guadagni, del fatturato e dei salari piuttosto che con la scelta della cassa integrazione o della cessione dell’azienda a terzi”. “La nostra – ha concluso Luca Ferrucci - non vuole essere una celebrazione del modello cooperativo, che rimane infatti solo uno dei tanti presenti sul mercato e non il ‘migliore mondo possibile’, con le sue virtù e i suoi limiti”. L’incontro ha visto la presenza di Paolo Bocci e Marco Ginanneschi, rispettivamente presidente e direttore di Legacoop Umbria, Giorgio Bertinelli, vicepresidente nazionale di Legacoop, Maria Rita Lorenzetti, presidente della Regione Umbria, Wladimiro Boccali, assessore all’urbanistica del Comune di Perugia, Fiammetta Modena, capo gruppo regionale di Forza Italia, Massimo Mucchetti, vicedirettore del “Corriere della sera”, Catiuscia Marini, europarlamentare del Pd/Pse. La giornata è proseguita con una tavola rotonda dal titolo “La crisi economica, nuovi modelli di sviluppo e il ruolo delle imprese cooperative”, voluta come momento di confronto tra gli amministratori locali insieme ai rappresentanti delle cooperative, sui temi proposti ed è stata coordinata da Giuliano Giubilei, giornalista di Rai 3. “Nonostante la crisi economica – ha spiegato Paolo Bocci – le imprese cooperative in Umbria continuano a crescere in termini di fatturato e occupati. Nel 2007, infatti, il valore della produzione aggregato delle imprese cooperative aderenti è cresciuto del 9 per cento sul 2006, attestandosi a 2,44 miliardi, il consolidato ha raggiunto i 3 miliardi di euro e gli occupati, senza considerare gli stagionali, sono saliti a 13.654”. “Trecentomila sono i nostri attuali soci, tutti cittadini umbri – ha continuato –, su una popolazione regionale di 870 mila persone e questo rapporto è estremamente significativo. Siamo, infatti, coscienti del fatto che le nostre scelte possono influire e determinare un incremento o un decremento nell’economia della regione”. “Noi partiamo dai luoghi – ha concluso Paolo Bocci – e costruiamo in quei posti, non delocalizziamo e per questo la ricchezza che nasce in Umbria resta nella regione e permette, ogni anno, di aumentare in termini di servizi e qualità”. Condividi